Due film totalmente opposti arrivano in sala oggi 24 aprile: Avengers: Endgame e Un’altra vita. Il primo è l’epilogo della saga degli Avengers iniziata nel 2014 con The Winter Soldier, il secondo è un titolo polacco che si è aggiudicato il Gran premio della Giuria alla Berlinale.
Avengers: Endgame riparte da dove c’eravamo lasciati esattamente un anno fa: lo schiocco di dita di Thanos che aveva decimato la squadra dei Vendicatori. La brama di potere e il dolore dell’enorme titano aveva già eliminato alcuni dei supereroi più amati dell’universo Marvel e ha anche finito per eliminare metà della popolazione mondiale.
I “sopravvissuti” si ritrovano a vivere la fine del mondo in modi diversi: Tony Stark è lontano anni luce dalla terra insieme a Nebula, la figlia di Thanos, sulla terra Captain America non perde ancora la speranza e insieme a Black Widow, War Machine e altri tenta di rimettere in sesto la squadra di Vendicatori.
Senza fare troppi spoiler, ancora una volta i supereroi che tutto possono mostrano il loro volto umano: dalla pancetta per i chili di troppo che ci regala una versione di Thor dopo lavoro ferroviario, ai rapporti con i propri genitori, passando per le storie d’amore che attraversano – grazie ai viaggi quantistici – le dimensioni spazio-temporali. Sono sempre più umani questi supereroi nel capitolo finale degli Avengers, con qualche aggiunta – e che aggiunta con ode e gloria al girl power per la super potentissima Captain Marvel – e qualche perdita sapranno comunque rialzarsi e raccogliere “i tasselli” della distruzione ripartendo con la loro forza: l’unione è l’unica arma che non devono perdere.
Quello di Avengers: Endgame è un ottimo canto del cigno per la saga che ha lanciato nel mondo del cinema il cinecomic stesso e che torna oggi in sala in una versione meno ridarola e più intima.
Una storia di rinascita è al centro di Un’altra vita, il film della polacca Malgorzata Szumowska che arriva in sala distribuito da Movies Inspired. Siamo nella campagna polacca, a Świebodzin. Jacek è uno degli operai del cantiere: ama l’heavy metal, il suo cane Tzigan e la fidanzata Dagmara. Il loro amore può sconfiggere tutto anche l’apatia e il provincialismo della città, dove tutti sono presi dalla costruzione del Cristo Re.
Jacek è un ipotetico principe che porta la sua amata Dagmara a cavallo in uno scenario che ricorda certi quadri impressionistici e impreziosito dalla colonna sonora di Gigi D’Agostino in una scena che diventerà di culto. Il loro amore può tutto o no, quando Jacek è vittima di un incidente in cantiere deve sottoporsi a un trapianto di volto e anche se a lui resta un “muso storto” per il giovane polacco è simbolo di “resurrezione”, proprio come quella dell’amatissimo Cristo.
Il nuovo volto di Jacek (interpretato magistralmente dall’attore Mateusz Kosciukiewicz, compagno della regista) viene accettato con molta difficoltà dalla piccola comunità di Świebodzin, gli unici che sembrano vedere oltre il suo “muso storto” sono la sorella e l’amato nonno, per gli altri Jacek è un’altra persona o peggio un mostro.
Quella rappresentata in Un’altra vita è una Polonia profondamente legata alla religione cattolica e anche molto ipocrita: una volta che Jacek si presenta con un volto diverso e ha perso la sua folta chioma heavy metal, sono tutti pronti a voltargli le spalle, inclusa la madre che fa fatica a riconoscerlo.
“Faccio film su ciò che mi disturba della Polonia – spiega la regista – e ciò che mi irrita è una fede cattolica profondamente radicata e poco attenta all’altro, l’ipocrisia, l’aggressività, la mancanza di tolleranza e il fatto di girarsi dall’altra parte di fronte al diverso, al nuovo”.
Elementi presenti nei suoi film precedenti e che in Un’altra vita sono ancora di più approfonditi, profondamente reale e anche comico, il film si apre con una scena di lotta in intimo per accaparrarsi dei plasma e si chiude con un’immagine profondamente “pacifica” come se la regista polacca volesse mostrarci i due lati della stessa medaglia.