Abbiamo fatto due chiacchiere con la fondatrice di una startup dedicata al mondo femminile.
Grazie a LinkedIn ho conosciuto Sara Mervi, che è la fondatrice, insieme con la sua socia Alessia Riolo, di una realtà tutta al femminile, PinkUp. Ma scopriamo direttamente attraverso le domande che le ho rivolto e a cui mi ha gentilmente risposto che cos’è PinkUp e qual è la storia di questa giovane imprenditrice.
– Ciao Sara! Mi spieghi meglio che cos’è PinkUp?
“Ciao Lucia! PinkUp è una startup che attraverso applicazioni mobile accompagna noi donne per tutta la vita, dal primo ciclo mestruale fino alla menopausa, durante gravidanza e nella crescita dei figli”
– Come è nata l’idea di questo progetto?
“PinkUp nasce dalla nostra esperienza personale di donne e mamme. Pensando ai momenti che stavamo vivendo abbiamo sviluppato la nostra prima applicazione PinkUp Gravidanza per iOS seguita da PinkUp Gravidanza per Android. Alle prese con i nostri figli nel primo anno di vita abbiamo pubblicato PinkUp Neonato per iOS e poi PinkUp Neonato per Android. Abbiamo poi arricchito l’offerta con PinkUp Ciclo per iOS e Matrimonio.it by PinkUp per iOS e adesso siamo pronte a iniziare a prepararci alla menopausa con PinkUp Vamp per IOS”
– Quali difficoltà hai incontrato per avviarlo e con quali ancora ti stai scontrando?
“Superata la difficoltà iniziale nel trovare i collaboratori giusti per formare un team competente e affiatato ogni inconveniente del presente viene vissuto come una sfida motivante su cui confrontarci. Adesso ci stiamo misurando con l’interesse delle utenti per l’app PinkUp Vamp. Siamo convinti che la donna di oggi over 45 sia una donna tecnologica e libera pronta a informarsi e ad utilizzare tutti gli strumenti a disposizione per arrivare con consapevolezza e serenità all’appuntamento con la menopausa”
– In quanti siete a lavorarci e come vi coordinate?
“Siamo in sei con specializzazioni e percorsi professionali diversi che ci permettono di avere piena fiducia reciproca nella gestione e nell’attribuzione delle responsabilità di ciascuno di noi. Non mancano di certo i confronti e a volte, ahimè, anche gli scontri, ma sono sempre occasioni costruttive che aumentano l’affiatamento e che ci permettono di crescere sia singolarmente che come gruppo”
– Quali soddisfazioni hai avuto finora e quali sono i tuoi principali obiettivi per il futuro?
“Il rapporto con le nostre utenti è la forza di PinkUp di cui andiamo più fieri…. rispondono ai servizi da noi offerti con forte coinvolgimento e partecipazione… scaricano le nostre applicazioni, le utilizzano, ci scrivono per suggerirci miglioramenti e integrazioni e per condividere con noi l’esperienza che stanno vivendo… è per noi un’emozione incredibile essere parte di questa condivisione e intervenire sulle nostre app in base alle loro esigenze reali per riuscire a offrire servizi di cui hanno realmente bisogno”
– Quali canali usi per la promozione delle tue app?
“Tutte le leve di comunicazioni più comuni nella promozione delle applicazioni mobile. La partecipazione delle nostre utenti e il passaparola anche sui social network o tramite recensione sono una forza incredibile”
– Se ho capito bene, tu hai lavorato da dipendente per importanti aziende, poi hai deciso di metterti in proprio. Mi racconti questo passaggio della tua vita?
“Durante la mia seconda gravidanza non trovando sullo store applicazioni mobile in lingua italiana iniziai a pensare alle mie necessità informative-organizzative e ai contenuti che avrebbero potuto rispondere alle mie esigenze di donna in dolce attesa. Il passo dal pensiero alla progettazione è stato breve. Verificato l’interesse riscontrato dalla prima applicazione PinkUp Gravidanza per IOS la decisione di licenziarmi e dedicarmi completamente a questo progetto è stata una scelta naturale. È nata quindi PinkUp come offerta di più applicazioni mobile per tutte le donne”
– Ti sei mai pentita di questa scelta o la rifaresti mille volte ancora?
“No, neppure nei momenti più difficili. Ho sempre pensato che fosse stato meglio provare e fallire piuttosto che rimanere con il dubbio di come il progetto avrebbe potuto evolvere”
– C’è stato qualcuno che ha provato a darti consigli e magari rischiava di portarti fuori strada?
“Ho imparato a valutare con estrema attenzione i consigli anche delle persone più qualificate e autorevoli, i cosidetti opinion leader del settore tecnologico. Agli inizi un noto giornalista di un’importante testata mi suggeriva di abbandonare l’Apple store e sviluppare per l’ovi market, il responsabile di una venture capital mi ammoniva dicendo che un’app non può per definizione fare un’azienda, un’affermato consulente marketing sosteneva che fare massa utenti non è un business model e che Facebook era destinato senza business model al fallimento… potrei continuare. La morale è che tutti, proprio tutti, possiamo sbagliare sia nelle scelte sia nelle opinioni, non fermiamoci davanti a nessuno sbaglio, analizziamolo e proseguiamo con maggiore consapevolezza”