Il (graditissimo) ritorno di Erick Zonca e la nuova trasposizione cinematografica dell’eroe di Nottingham.
Un ispettore di polizia non integerrimo e l’eroe più amato di Nottingham sono i due protagonisti di Black Tide e Robin Hood. Il primo titolo, in sala grazie a SunFilm, segna il graditissimo ritorno alla regia di Erick Zonca, il regista francese di Le Vite Sognate Dagli Angeli, Piccolo Ladro e Julia, inattivo da dieci anni. Robin Hood, invece, è la nuova trasposizione della storia dell’arciere che rubava ai ricchi per dare ai poveri, diretta da Otto Bathurst, regista di alcuni episodi di Peaky Blinders e altre serie TV.
Il protagonista di Black Tide, Fleuve Noire in originale, è un comandante di polizia sui generis: François Visconti, interpretato magistralmente da Vincent Cassel. Visconti ha un’andatura storta, i capelli grassi, una barba incolta, è alcolizzato, maltratta i suoi colleghi e ha un figlio che si dedica allo spaccio. Visconti indaga sulla scomparsa di un giovane ragazzo Dany Arnault. L’indagine farà incontrare Visconti a un papabile sospettato, il vicino di casa e insegnante privato del ragazzo, il misterioso Yann Bellaile (Romain Duris).
Black Tide riprende la tradizione francese dei polar pur essendo la trasposizione di un libro israeliano, Una sparizione inquietante di Dror Mishani. A trascinare il film di Zonca sono soprattutto i due protagonisti Cassel e Duris con il primo di un grado superiore rispetto al secondo. A tratti confuso, si perde per esempio la sottotrama dedicata allo spaccio del figlio di Visconti, Black Tide è un film comunque ben riuscito grazie alle interpretazioni dei suoi attori.
Robin Hood è l’ultima trasposizione cinematografica del personaggio del folklore britannico. A prestargli il volto – questa volta – è Taron Egerton, l’attore gallese però appare sin da subito troppo giovane per interpretare un ruolo così iconico. La nuova trasposizione di Robin Hood non convince molto: il misto di modernità e background storico stride agli occhi dello spettatore. I costumi iper modernistici di Julian Day non cozzano con una storia radicata nel secolo in cui ha avuto luogo, il volto da eterno bambino di Egerton non dà il pathos giusto a Robin Hood. Il film vuole essere moderno, ma resta troppo ancorato a una storia antica. Anche la stessa Marian è un personaggio poco attivo ed Eve Hewson non può far altro che interpretarla così com’è stata scritta.
A salvare Robin Hood sono alcune delle sue interpretazioni: Jamie Dornan dà spessore a Will Scarlet, Ben Mendelsohn perennemente villain è un convincente Sceriffo di Nottingham, Jamie Foxx ottimo Little John, ma gli attori sembrano essere troppo “costretti” da una scrittura confusa e distratta. Una scrittura che, complice la regia e la fotografia (troppo simili a un episodio di Peaky Blinders), rendono anche negativi delle trovate geniali come rappresentare la rivolta degli abitanti di Nottingham come un’opera di Bansky. Per un personaggio così iconico, ci si aspettava di meglio.