Come smettere di fumare con il CBD?
Storia del tabacco
L’utilizzo del tabacco, assunto attraverso l’inalazione dei fumi derivati dalla sua combustione, approda in Europa a seguito della scoperta dell’America, dove la pratica era già ampiamente diffusa tra i nativi di tutto il continente. Da questo momento in poi fumare divenne un uso molto comune nel Vecchio continente e spesso nel corso della storia è stato associato a uno stile di vita votato al lusso e all’edonismo. Tuttavia, a partire dagli anni ’50 del Novecento, la comunità scientifica ha cercato di sensibilizzare in maniera sistematica e sempre più decisa l’opinione pubblica, sottolineando le conseguenze dell’assunzione del fumo di tabacco.
I danni per la salute
Oggi con il termine tabagismo si identifica “l’uso abituale e prolungato di tabacco, in genere come tabacco da fumo, associato a un insieme di alterazioni organiche e funzionali, più o meno gravi a seconda della quantità complessiva di tabacco consumata” (https://www.treccani.it/vocabolario/tabagismo/). Al doveroso processo di sensibilizzazione riguardo ai danni per la salute, hanno fatto seguito iniziative pratiche per disincentivare il consumo di tabacco. Basti pensare alla drastica limitazione, in Europa, delle sponsorizzazioni a favore dei prodotti del tabacco, o alle immagini spesso scioccanti che da qualche anno sono presenti sui pacchetti di sigarette. Non mancano del resto prodotti che aiutano i consumatori a ridurre il consumo di sigarette: dai classici cerotti alla nicotina, fino alle moderne e-cig.
La rivoluzione del CBD
Ma una possibile soluzione al problema (vera e propria piaga sociale, visti anche i costi economici che ne derivano) arriva da un principio attivo naturalmente presente in un’altra pianta, anch’essa storicamente “consumata” attraverso l’inalazione dei suoi fumi. Stiamo parlando del cannabidiolo, meglio conosciuto come CBD, che negli ultimi anni ha attirato l’attenzione di molti giovani, diventando rapidamente un prodotto di largo consumo. Questo da quando, a partire dal 2017, l’OMS ha dichiarato che non rientrava più tra le sostanze controllate. Ma di cosa si tratta con precisione? Andiamo con ordine. La scoperta del CBD risale al 1940: è uno dei principi attivi presenti nelle infiorescenze della cannabis sativa e nell’hashish. A partire dai primi anni duemila, il crescente interesse intorno a questa sostanza ha fatto sì che venissero condotti molti studi sui suoi potenziali effetti terapeutici. Il consumo del principio attivo avviene principalmente attraverso l’assunzione della cosiddetta cannabis light, una cannabis con una presenza estremamente ridotta di THC (meno dello 0.2 %), ma con alti livelli di CBD, ma esistono molti altri prodotti che permettono di assumere CBD, come oli e tisane. Insomma oggi non è assolutamente difficile trovare e dunque poter comprare un CBD economico in Italia.
Evidenze scientifiche
Per molti si tratta di un primo step in direzione della definitiva legalizzazione della classica cannabis contenente THC, motivo per cui la questione ha spesso attirato l’attenzione della politica e dei media e fomentato battaglie ideologiche che spesso tendono a misconoscere la verità dei dati scientifici. Secondo alcuni studi autorevoli, infatti, l’assunzione di CBD sembrerebbe avere un ruolo decisivo nella riduzione della dipendenza da nicotina. Uno di questi, condotto con doppio cieco nel 2013 presso l’University College di Londra, avrebbe dimostrato che durante l’utilizzo di CBD l’assunzione di nicotina nei soggetti testati diminuisce sensibilmente, addirittura del 40%.