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Dalle canzoni Disney al reggae il passo è breve

Soffi, in stage a Perpignan, ci racconta la vita notturna nella cittadina francese.

Stasera Dub! Questa è stata la sentenza del gruppo sulla delicata decisione riguardante il sabato sera. Così, dopo l’immancabile pre-serata (avrete capito che è un vero e proprio rituale), ci affidiamo a Mark, adeguatamente brillo, per essere guidati in questo postaccio sperduto nella campagna francese.

Venti minuti a piedi (ovviamente con una buona dose di vento ghiacciato contrario), e un bel po’ di canzoni della Walt Disney liberamente interpretate da Martino, con relativo accompagnamento corale della combriccola, e giungiamo a destinazione.

Ci ritroviamo davanti a un cancello vecchissimo e una banda di sventurati che ci chiede di pagare 5 euro per l’ingresso… ma dalla prima occhiata ci rendiamo conto che sono soldi persi, così siamo quasi in procinto di levare le tende ed ecco che uno dei tizi ci propone uno sconto: 20 euro e ci fa entrare tutti!

Grazie, gentile, ma a tutto c’è un perché… E ce ne rendiamo conto immediatamente quando mettiamo piede in questo posto altamente “alternativo”. Luci basse, verdi, da vero trip allucinogeno, pubblico di dubbia provenienza (lontani non solo da bidet, ma proprio dalla doccia) e sul palco due tipi: un dj e un rastaman che si sforza di cantare qualcosa di reggae sulla base del collega.

A un certo punto, nonostante il mio blando livello di francese, riesco a intercettare la parola “Légalisation” e inizio a guardami intorno, dando un’occhiata dubbiosa al pubblico che si sforza di ballare questa dub (reggae mixata ad elettronica, insomma un invito alle droghe, diciamocela tutta).

Dopo 20 minuti le più audaci del mio gruppo (e Martino) sono lì che si ostinano a ballare la Dub, Stefano sta brontolando per la bassa percentuale di ragazze nel locale, mentre Mark, ormai completamente ubriaco, si avvicina al tipo che canta e gli dice qualcosa in tedesco (e non voglio immaginare cosa…), ma tanto neanche il nostro amico rasta sembra molto interessato, preso com’è a prepararsi una canna che si fumerà ovviamente sul palco, fra una parola biascicata e l’altra!

Io ringrazio vivamente me stessa per aver scelto un abbigliamento casual, che sfiora l’Homeless style, come lo chiamo io, ma vi assicuro che l’imbarazzo di sentirsi fuori posto c’è, è quasi tangibile. E forse se ne accorge anche qualcun altro, perché ad un certo punto una dolce ragazza, dai riccioli castani e dallo sguardo tenero, mi si avvicina e mi chiede se parlo francese.
Io, con la mia indistruttibile ingenuità, penso subito che voglia fare amicizia, magari anche lei si sente fuori dal coro… e invece due secondi dopo è lì che mi chiede se ho bisogno di qualche droga!!!
Ma insomma, qui mandano angeliche ragazze a spacciare?!? Gentilmente rifiuto e, prima che la canna del cantante inizi a girare fra il pubblico nel solito stile “volemose bene” di questi ambienti, decidiamo di andare via. Non prima di una tappa al bagno, dove mi faccio accompagnare da Stefano. Come volevasi dimostrare mi ritrovo davanti ad un alticcio ragazzo con le braghe calate, intento a svuotare la vescica, ignaro di aver lasciato la porta aperta. Grazie, un fondoschiena bianchiccio era proprio lo spettacolo che mancava stasera!

Raccattiamo Mark e usciamo alla volta di qualche altro locale in cui entrare gratis.
Sulla strada del ritorno Adele inizia ad intonare Wannabe delle Spice Girls, noi ragazze la seguiamo a ruota e capisco che la Dub è ormai un lontano ricordo…

Soffi nel paese delle meraviglie

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