Salute

Disagio giovanile: gli adolescenti tra ansia e dipendenza da Internet. Il parere dello psicologo

Disagio giovanile - Parere dello psicologo a Bologna

Disagio giovanile - Parere dello psicologo a Bologna

Capire gli adolescenti è sempre stato un compito molto difficile per i genitori, ma con l’avvento di Internet e dei social network tutto è diventato ancora più complicato. Abbiamo parlato di questo tema con gli esperti di Dedalus Bologna, un centro di clinica psicoanalitica per chi cerca uno psicologo a Bologna specializzato nel disagio giovanile contemporaneo. Vediamo che cosa ci hanno detto qui di seguito.

Come fa un genitore a capire che il proprio figlio adolescente ha bisogno dell’aiuto di uno psicologo?
“I ragazzi, se si ha voglia di osservarli, sono facilmente comprensibili. I cambiamenti repentini di abitudini, il ritiro sociale, la mancata voglia di fare, un forte dimagrimento, scatti improvvisi di rabbia, sono molti dei segnali che i ragazzi esternano per manifestare un disagio. Anche le segnalazioni degli amici o dei genitori dei compagni possono essere canali privilegiati. Vale la pena approfondire quanto appreso senza liquidare con un più semplice ‘lo conosco mio figlio: non lo farebbe mai’”

Disagio giovanile e ritiro socialeQuali sono i disturbi più diffusi negli ultimi anni?
“Disturbi d’ansia anche somatoformi, dipendenza da internet, ritiro sociale, dipendenza da sostanze, disturbi alimentari”

Come si fa a far superare al paziente la diffidenza iniziale verso lo psicologo? Quanto tempo ci può volere?
“Solitamente se la persona che soffre è la stessa che chiede aiuto l’installazione del transfert è un processo rapido che tiene conto della storia del soggetto e del suo rapporto precedente con gli altri. Diverso e molto più complesso invece quando sono i genitori a portare un minore in terapia, ad esempio, o quando la fidanzata manda un fidanzato. Perché in quel caso non si è più in due all’interno della relazione, che spesso viene usata per opporsi o per compiacere l’inviante. Il primo presupposto perché vi possa essere una psicoanalisi è che chi sta male abbia il desiderio di capire cosa gli sta succedendo, che senta l’impellenza ad uscire dalla difficile situazione in cui si trova”

Nel vostro centro ci sono psicoterapeuti, psichiatri, psicoanalisti e sociologi: operate singolarmente o in team sui singoli pazienti?
“Il nostro centro non è uno studio associato, è un’Istituzione e come tale funziona. Ogni settimana abbiamo la riunione di equipe in cui discutiamo i nuovi ingressi e decidiamo insieme il modo migliore di procedere. Quando poi, successivamente, hanno inizio le terapie vere e proprie, laddove non ci sia bisogno di un approccio integrato con lo psichiatra o con curanti esterni, si opera singolarmente. Per quel che riguarda i sociologi, che non sono figure cliniche, non partecipano alla discussione dei casi, lavoriamo insieme su progetti esterni, nel sociale”

Adolescenti e dipendenza da Internet

Internet sta assumendo un ruolo sempre più importante nella vita degli adolescenti e spesso i genitori sono completamente esclusi dalla loro “rete”. Come possono fare a vigilare e assicurarsi che i ragazzi non cadano in brutte tentazioni (pensiamo per esempio al “blue whale”) senza sembrare troppo invadenti?
Internet rischia di diventare una terra inesplorata da parte dei genitori. Paradossalmente è meno ansiogeno sapere che i ragazzi sono in casa, a navigare, che in giro al parco o fuori con gli amici. Internet risponde perfettamente all’angoscia dei genitori dell’immettere i figli nel mondo. Spesso quando ascoltiamo le famiglie ci accorgiamo che non hanno alcuna idea di cosa facciano i ragazzi quando sono connessi: è importante invece farsi raccontare, domandare, rendere il web un luogo vivo, un luogo relazionale”

Un’altra piaga è il bullismo: come si fa a capire se un figlio è vittima dei bulli e fino a che punto può essere grave?
“Il bullismo è un fenomeno delicato e subdolo. Proprio perché le sue leggi si basano su una società altra rispetto a quella degli adulti, la società del branco, spesso sfugge agli occhi dei genitori. Ansia scolastica, paure e timori improvvisi, disturbi somatici, inappetenza o al contrario abbuffate possono essere dei campanelli d’allarme. Il bullismo ha al centro il corpo dunque spesso i ragazzi mostrano col corpo la loro sofferenza. La gravità del bullismo non deriva da una scala morale, non c’è una classifica degli atti, ma dalla sofferenza che arrecano alla vittima. I ragazzi non sono tutti uguali, non possiamo sapere in anticipo cosa diventerà traumatico per uno o per l’altro”

Che ruolo deve avere la scuola nella prevenzione del disagio giovanile? Spesso si ha l’impressione che più che aiutare i ragazzi, li danneggi ulteriormente e sembra anche che il personale docente sia un po’ troppo “distratto”…
“Gli studenti trascorrono molte ore sui banchi e gli insegnanti attenti sono degli osservatori straordinari che diventano figure imprescindibili per i ragazzi, molte volte salvifiche. Possono osservare liberi da quel legame affettivo che confonde lo sguardo dei genitori, hanno un luogo privilegiato per accorgersi dei cambiamenti e delle difficoltà. Anche i sintomi di apprendimento sono da considerare un sintomo da leggere. Spesso ci è capitato che fosse il corpo docente, il dirigente scolastico a segnalarci situazioni problematiche. Come per ogni lavoro il miglior insegnante è colui che ama il suo mestiere, che ama trasmettere il proprio sapere e quando si accorge che qualcosa nel ragazzo che ha difronte gli impedisce di fare il suo lavoro ne coglie la portata, lo legge come sintomo”.

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Lucia Resta
Giornalista professionista, fondatrice di Milady Magazine e Sport Folks. Ama la moda, lo sport, gli animali, i libri, il cinema e le serie Tv. Scrive anche per altre testate online.

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