RubricheStage mon amour

Domani è un altro giorno

La simpatica Soffi ci racconta il suo primo giorno di stage in un ufficio di Perpignan tra gaffe e preoccupazioni.

Cosa vedo dal finestrino dell'autobus verso il nuovo ufficio

È fatta, oggi c’è stato l’attesissimo debut del mio stage
Un inizio che si rivela problematico fin dal principio, considerato che Stefano, il mio coinquilino funkazzista (italiano, ovviamente) si chiude in bagno proprio quando mi serve, facendo slittare di un quarto d’ora la mia prima immancabile corsa verso il bus!

Affronto con il sorriso l’odioso vento gelido e gli sguardi dubbiosi degli indigeni francesi, che mi guardano neanche fossi un fenomeno da circo, solo perché sono incappucciata peggio dei siberiani, e intanto, per vendetta, inizio a rifilare informazioni sbagliate alla gente che era in attesa.

Il marciapiede del misfatto...

Finalmente arriva il mio bus e lo prendo al volo sperando di non aver sbagliato direzione. Indirizzo un gaio “Bonjour!” all’autista e dopo venti minuti di curve giungo a destinazione (anche in orario, sono fiera di me stessa!)
Peccato che, impegnata come sono a sfidare il vento a testa bassa, non intercetto in tempo un gigantesco cartellone pubblicitario che prendo in pieno, vergognandomi come non mai, soprattutto perché ho a disposizione, senza esagerare, 4 metri di marciapiede… cominciamo bene!
Faccio un sospiro ed entro nel mio nuovo ufficio, becco subito il tipo con cui ho sostenuto il colloquio (nonché mio capo) alle prese con l’aspirapolvere e considerato il mio livello di francese penso: “La prossima ad usare l’aspirapolvere sarai tu, mia cara, rassegnati!”

Mi presto alle prime presentazioni e poi mi introducono nella sala in cui lavorerò, praticamente identica al posto in cui lavoravo in Italia: stessa scrivania, stesso disordine tipico di un ambiente creativo. E poi i miei colleghi: un ragazzone biondo, Jesse, disperatamente insignificante (come tutti i francesi) e due ragazze giovanissime, Adele e Corinne.
Sono lì che sto per stringere la mano a Jesse e noto che si avvicina pericolosamente alla mia faccia… gli sto già per dare del maniaco ma, dopo un attimo di visibile imbarazzo, mi ricordo che qui si usa porgere la guancia anche agli sconosciuti, per ricevere i famosi bisus ☺

Poi i capi mi invitano a partecipare a una riunione che si tiene ogni lunedì. Li ringrazio  e prendo posto accanto a uno di loro. Questi parlano, parlano, e io fingo un interesse mai provato prima, ma ho stampato in faccia che non sto capendo un’acca, ne sono consapevole!
La prima riunione va relativamente bene, se non consideriamo i momenti imbarazzanti in cui loro ridevano e nella mia testa lampeggiava la domanda: rimango seria o rido con loro senza sapere il perché?

Imboccando la giusta via

Ok, prendo posto alla mia scrivania e uno dei capi mi si siede accanto, sta per assegnarmi il primo lavoro. “Dai su, stai attenta!” penso fra me e me…
In un batter d’occhio capisco che il mio primo incarico consiste nel trasferire su un banalissimo foglio Excel nome, indirizzo e  telefono di quasi 300 aziende francesi ☹
Depressione…
Ho intrapreso questo ingrato compito, per niente aiutata dai miei silenziosissimi colleghi francesi, ognuno troppo preso dalle sue faccende.
“Dai ragazzi, dite qualcosa… mettete un po’ di musica… non siamo dei robot!” penso ancora… Nella mia mente si fa spazio il ricordo dei vecchi colleghi italiani, tanto chiacchieroni e casinisti. E cala giù un velo di malinconia.
Insomma, ho passato la giornata ad ascoltare i vari click dei mouse con una rabbia che aumentava ora dopo ora… Poi ho iniziato a fare il conto alla rovescia già due ore prima della fine ed e lì che mi è preso il panico: riuscirò a resistere tre mesi così???

Esco dall’ufficio esausta  e mi sento tanto  Rossella O’Hara quando guardo il sole oramai tramontato sulla mia prima giornata di stage e penso: “In fondo domani è un altro giorno”.
Ma, a scanso equivoci, ho già controllato i prossimi voli per l’Italia ☺

Soffi nel paese delle meraviglie

Un meccanico vicino al posto di lavoro può sempre servire... quando non hai la macchina!

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2 Comments

  1. Non ci posso credere che hai preso in pieno un cartellone pubblicitario!
    Anche tu a quanto pare hai qualcosa di cui vergognarti 😛

    1. La mia vita è tutta una lunga serie di figure delle quali vergognarmi 😛 basta farci l’abitudine!

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