
Chiarimenti sulle normative per la conservazione delle cellule staminali del cordone ombelicale.
Secondo una ricerca condotta da ISPO Ricerche per Assobiotec, l’Associazione italiana per lo sviluppo delle biotecnologie, metà degli italiani non ha ben chiaro cosa sia la conservazione cellule staminali del cordone ombelicale. Innanzitutto è bene far chiarezza su cosa distingue la donazione pubblica dalla conservazione privata. La donazione pubblica prevede che i campioni donati siano conservati in strutture pubbliche e messi a disposizione della comunità per il trapianto (compatibilità permettendo). Le famiglie che donano il sangue del cordone ombelicale del proprio neonato perdono ogni proprietà su quel campione. Nella conservazione privata, invece, le staminali del cordone sono conservate in biobanche private costruite all’estero e restano di proprietà del neonato al quale sono state prelevate. Queste cellule potranno essere usate per un trapianto autologo al bimbo stesso o a un suo familiare che sia compatibile (trapianto allogenico intrafamigliare).
La situazione europea
Le leggi sulla conservazione del cordone ombelicale variano da una nazione all’altra. Alcuni stati consentono solo la donazione pubblica. Altri permettono tutte le possibilità. Altri consentono la donazione pubblica solo a certe condizioni. In Italia, nel contesto della conservazione privata, è consentito solo il prelievo del sangue cordonale: in caso si volesse congelare il campione, ci si dovrà rivolgere a una biobanca costruita all’estero e affidarsi a una società di fiducia che assisterà la famiglia durante tutto il percorso.
La legge italiana
Il 18 novembre 2009, il Ministero del lavoro, salute e politiche sociali ha emanato il decreto “Disposizioni in materia di conservazione cellule staminali da sangue del cordone ombelicale per uso autologo-dedicato” (Cfr. Decreto del Ministero della Lavoro, Salute e Politiche Sociali del 18 Novembre 2009). Il decreto autorizza la conservazione delle cellule staminali per uso allogenico (cioè per le persone diverse dal donatore, e in questo caso si parla di “donazione solidale eterologa”) e solo in apposite strutture pubbliche. Il decreto consente anche la conservazione di sangue cordonale per un eventuale uso sul neonato stesso, oppure su un familiare che sia affetto da una patologia al momento del prelievo del campione. Questa patologia, però, deve rientrare tra quelle “per le quali sia provato scientificamente, e appropriato clinicamente, l’uso di cellule staminali cordonali e sia stata fornita della documentazione clinico-sanitaria motivata”. La legge stabilisce che il campione di cellule staminali cordonali deve essere prelevato da personale qualificato presso una struttura accreditata, e rispettando un’idonea procedura. Il campione prelevato deve essere mandato presso un istituto di tessuti che si preoccuperà di conservarlo e di assicurarne la tracciabilità. La legge in Italia stabilisce anche che se una famiglia decide di optare per la conservazione privata, i campioni di sangue cordonale possono essere esportati presso biobanche con sede all’estero (Cfr. Accordo della conferenza permanente Stato Regioni del 29 aprile 2010 sull’esportazione dei campioni di sangue per uso autologo).
Il rientro del sangue cordonale ombelicale in Italia
Qualora sia necessario avere il campione per uso terapeutico, la biobanca che conserva tale campione lo rilascerà al centro di assistenza sanitaria presso cui si farà l’intervento. La legge stabilisce che la biobanca deve essere un istituto accreditato dall’autorità competente che ne certifichi il rispetto delle norme di qualità. La possibilità del rientro in Italia del campione di cellule staminali cordonali conservato all’estero, è stata confermata anche dall’Istituto Superiore di Sanità tramite il Centro Nazionale Trapianti.
Per maggiori informazioni: www.sorgente.com