Soffi racconta la sua serata al Festival della musica elettronica tra scetticismo e divertimento.
Tilt, l’attesissimo festival della musica elettronica, è finalmente arrivato! Tre giorni di esibizioni di ogni tipo, per i veri intenditori del genere. Tensione tangibile fra gli indigeni perpignanesi, manifesti in ogni angolo della città… insomma mancava solo che facessero la carta igienica con la pubblicità dell’evento!
Eppure, nonostante i presupposti, la mia amata compagnia ha deciso di snobbare questa mega occasione: chi ha deciso di andare a Barcellona, chi ha optato per i festeggiamenti irlandesi del San Patrick’s Day, chi ha preferito la solita sbornia fatta in casa. Accidenti a voi ragazzi!
Ma mi rimaneva ancora lei, la mia ancora di salvezza, la mia adorata Elisa: 21 anni, ottimismo, intraprendenza e una vera passione per l’elettronica, tutti concentrati in soli 160 cm di altezza! Così sabato è piombata in camera e mi ha proposto la folle idea di buttarci sole solette in questa avventura elettronica e nella mia testa si è creato il fumetto della potenziale serata: due ragazzette che pesano 70 kg in due, immerse in una fauna alquanto colorita, alle prese con spacciatori di ogni taglia e colore e un allegro ritorno di quasi 20 minuti per le strade della deserta Perpignan, alle 4 di mattina. Cosa avrei dovuto rispondere secondo voi? No.
E invece anche stavolta il potere persuasivo di questa mia folle coinquilina ha avuto la meglio e mi sono fidata. Così il passo successivo è stato comprare i biglietti: abbiamo controllato sul sito e abbiamo letto che li hanno finiti… e vi dico che io per un attimo ho tirato un sospiro di sollievo.
Ma lei no, non si è arresa e mi ha pure convinta a fare una passeggiata di perlustrazione per tentare la sorte e trovare i biglietti sul posto. Ebbene li abbiamo trovati davvero! E quando ho mollato ben 20 euro alla tipa del botteghino (la spesa per quattro giorni), mi sono davvero augurata il meglio.
Uscendo ho osservato la situazione alle 20 appena: barboni ubriachi, qualche spacciatore qua e là, simpatici tipacci che ci lanciavano sguardi ardenti di desiderio (e considerato il mio stato capisco che non sono proprio intenditori). Bene, i presupposti c’erano sono tutti!
Non vi dico poi quando la mia amata compagna di pazzie è entrata nel primo minimarket e si è messe a fare una comparazione delle bottiglie di alcol cercando di beccare quella che le avrebbe regalato la sbornia giusta. “Povera me!”, pensavo… e il pronostico per la serata diventava davvero poco rassicurante.
Ma non mi sono persa d’animo e sono tornata a casa a prepararmi per l’evento, indossando i vestiti meno sexy del mio armadio (il mio intento come al solito era passare inosservata), e dieci minuti dopo ho visto scendere dalle scale Elisa con un tubino nero veramente sexy e ho capito che non eravamo proprio sulla stessa lunghezza d’onda.
Abbiamo partecipato all’aperitivo offerto da Debbie, la nostra coinquilina americana e, mentre gli altri facevano la solita scorpacciata di alcol in onore di San Patrick, io mi sono fiondata su tortillas e cheese cake sperando che il cibo mi desse il coraggio di affrontare la serata.
Finalmente siamo uscite e, dopo aver mollato gli altri in un pub irlandese con musica celtica live (…), io e la tipa ci siamo incamminate verso l’attesissimo evento.
Appena siamo entrate si è presentato davanti ai nostri occhi un ambiente degno di un centro sociale degli anni ’70, peggio del locale di dubstep di qualche settimana fa (vedi puntate precedenti). Elisa mi ha guardato e io ho guardato lei. Abbiamo cercato di minimizzare, ma lei sapeva che la volevo uccidere e io sapevo che lei, ottimismo a parte, voleva morire!
E invece… siamo andate in avanscoperta e, passo dopo passo, ci siamo trovate davanti a una porta… l’abbiamo aperta e… abbiamo trovato il paradiso della musica elettronica! Il dj su un piano rialzato e una massa informe di gente che ballava sulla pista principale, sulle scale, nel backstage, in ogni dove.
Ragazzi, io ho conosciuto la musica elettronica solo ora… ma quella sera è scoccata la scintilla! Tre ore a ballare senza sosta, incantate dagli effetti luce, dalle immagini sugli schermi e da questo ritmo incessante ad opera dei mostri sacri come Don Rimini, Etienne de Crecy e Popof…
A parte le facce sconvolte dei ragazzini, qualche avances dai soliti rimorchioni (quelli ci sono ovunque, anche a una serata di liscio, sospetto), il tipo con la scritta exctasis sulla felpa, e il lavabo nel bagno unisex dove qualcuno ha pensato bene di vomitare (però paradossalmente ho trovato la carta igienica in bagno)… insomma a parte queste piccolezze, la serata è stata una delle più belle in assoluto da quando siamo qui e, nel pieno della serata, mi sono ritrovata a guardare Elisa piena di gratitudine.
Io e la mia piccola coinquilina siamo tornate a casa sane e salve, a braccetto, piene di vita più che mai e così contente che ci siamo concesse un’abbuffata di dolci e una sana chiacchierata alle 5 di mattina. Prima di andare a letto mi sono concessa un messaggio sulla lavagna…
Ps.: ho l’impressione che i miei gusti musicali cambieranno ancora una volta!
Soffi nel paese delle meraviglie
Addirittura Don Rimini?? A Milano,nonostante i miei coinquilini abbiano insistito a portarmi ad una sua serata,ho preferito non andarci…
Ora leggendo il tuo racconto, me ne pento.
Vai così!! :))