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Il primo giorno al corso di francese

Il primo giorno di Soffi al corso di francese, indispensabile prima di iniziare lo stage…

Primo giorno di scuola. Wow, sembra di essere tornata alle elementari! Pochi banchi, il quadernetto per i compiti e una bella lavagna bianca da imbrattare. È tutto come mi aspettavo!

In classe siamo 12, impegnati a scrutarci a vicenda, così, per rompere il ghiaccio, Marie, la nostra maestra franco-svizzera con il vizio del fumo, ci chiede una breve presentazione in francese…
Inizia a parlare il primo e lei annuisce soddisfatta, poi lo spedisce per direttissima nel corso avanzato. Parla il secondo, idem… e io comincio a tremare! Così, per non deludere le mie aspettative, parto con una presentazione che si ferma irrimediabilmente a “Je suis…” senza alcuna speranza di una prosecuzione!

Se ne accorge anche la prof, così, dopo qualche tentativo di offrirmi una mano, capiamo tutti che sono alla frutta dopo già 5 minuti di corso e il fardello passa a un altro. Per fortuna c’è un ragazzo spagnolo che, se possibile, sa ancora meno di me… così, anche se non proprio politically correct, gioisco in silenzio ☺ Poi mi torna in mente che fra un mese mi spediranno in un’azienda irrimediabilmente francofona e il sorriso di esultanza mi si spegne immediatamente.

Oltre ai gap linguistici fra noi compagni di banco, realizzo ben presto che la lezione inciderà pesantemente sulla mia autostima fisica considerato che nella classe dei “debutants” abbiamo tre bambolone ultra sexy che secondo me possono anche evitare di parlare il francese, tanto chiunque le ascolterebbe a bocca aperta!
Così la lezione va avanti, fra gli errori generali (per fortuna), le risate dai denti bianchissimi delle Barbie e gli sguardi ammaliati degli unici due ragazzi che sono con noi in classe, carichi di desideri inespressi ma facilmente intuibili.

Il simpatico avviso in cucina

Arriva il momento della pausa e tutti gli studenti delle varie classi si riuniscono nella sala principale. Scopriamo che abbiamo a disposizione tè e caffè, ma la scuola affida al nostro buon senso l’igiene delle stoviglie, così ognuno di noi ha la responsabilità di lavare la propria tazza appena finisce di usarla! E, guardando il fondo nero delle tazze, capisco ben presto che siamo lontani dagli standard ai quali sono abituata. Se solo mia mamma sapesse che condividiamo anche i cucchiaini di plastica… ma siamo in Francia, occorre farci l’abitudine!

Torno in classe per le ultime nozioni e fra una coniugazione e l’altra il mio sguardo si sofferma sulla componente maschile della classe, nettamente insignificante! E mi chiedo: ma qualche bel super figo che vuole imparare il francese non c’è? Eppure mi pare di aver sentito che nell’anno precedente la scuola aveva ospitato dei giocatori di rugby… mi sa che sono arrivata in ritardo, come sempre.

Smetto di scrivere, conviene fare una seduta extra di compiti in francese perché non vorrei mai che Marie, la mia insegnante molto alternativa, con una sana passione per il gin tonic, si sogni di interrogarmi domani. E farsi trovare impreparati a 26 anni può davvero causare grossi danni alla mia immagine!

Soffi nel paese delle meraviglie

L'ordinatissima cucina per la pausa caffè

 

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