Diciamocelo: gli insetti, a meno di non essere un entomologo, non sono tra i rappresentanti del regno animale che preferiamo. Anche vantando un passato da fan dell’Ape Maia, non appena sentiamo vicino a noi un ronzio accompagnato da uno stropiccìo di ali trasparenti, reagiamo in maniera scomposta. E che dire di tutto l’universo a sei zampe, a cui aggiungiamo anche i ragni, che insetti non sono, ma che vengono percepiti da noi come tali? Le uniche creature che siamo disposti a tollerare sono le leggiadre farfalle e libellule, oppure le coccinelle per i poteri talismanici che attribuisce loro la letteratura popolare.
Se è vero che quasi tutti gli insetti ci risultano fastidiosi, non è altrettanto vero che sono tutti pericolosi, e la loro eliminazione, oltre che nuocere al bioequilibrio, non è affatto necessaria per la salvaguardia della quiete domestica. Anche quest’anno abbiamo partecipato al workshop organizzato da Puliti&Felici, il magazine di Federchimica che, in collaborazione con Assocasa, dedica ogni volta un appuntamento estivo ad un particolare insetto. Quest’anno, con l’innovativa tecnica del Silent Play condotta da Carlo Presotto – regista dell’evento e direttore artistico della compagnia teatrale La Piccionaia – ci siamo immerse nel mondo di tutti gli insetti senza discriminazione. A questo punto abbiamo in tasca tutti i segreti dell’entomologia, anche quelli per i quali preferiamo indirizzarvi a Piero Angela oppure a Wikipedia. Qui cercheremo invece di capire quali insetti rappresentano per noi fonte di pericolo e quali no, come conviverci felicemente e come liberarsi da quelli più molesti in maniera soft e sostenibile, oppure ricorrendo, come extrema ratio, alla chimica. E vi sveleremo tutti i segreti degli insetticidi e delle loro icone, che qualche volta sembrano rompicapi degni della Settimana Enigmistica.
Insetti innocui, nocivi o solo fastidiosi?
Parlando di insetti, per comodità, includiamo nella categoria anche i ragni visto che, se differiscono dai cugini per segmentazione del corpo e per numero di zampe (con l’unica eccezione dell’opilione), nell’immaginario collettivo risultano insetti a tutti gli effetti. Essendo, la categoria più vasta, oltre che più longeva del regno animale, ci limiteremo ad occuparci di quelli più comuni che infestano l’ambiente domestico o moderatamente bucolico. Molti di loro sono potenzialmente pericolosi per diversi motivi: perché la loro puntura è velenosa e, anche quando il loro veleno non è mortale, lo diventa per chi soffre di allergie; perché veicolano malattie, o infine perché contaminano il cibo con le loro deiezioni o saliva.
Insetti innocui
Ecco un insetto con cui è facile convivere: la coccinella. Non punge, non morde, non fa rumore, ed è anche carina. Non solo è totalmente innocua ma estremamente utile, non perché ci farà vincere il Superenalotto come vorrebbe la letteratura popolare, ma perchè si ciba di afidi che infestano le piante; evita così l’immissione nell’ambiente di una grossa quantità di insetticidi che useremmo per contrastarli. Anche da libellule e farfalle, non dobbiamo temere alcun male: la prima può pungere, ma solo per difesa se tentiamo di catturarla. Le seconde non sono minimamente interessate a noi.
Insetti fastidiosi
Tutte le farfalle sono uguali, ma alcune sono meno uguali delle altre. Se infatti, ad eccezione del maschio di Calyptra (la farfalla vampiro, abbastanza rara da noi, che comunque preferisce il sangue di ungulati) nessuna di esse punge, morde, veicola malattie, e spesso ci incanta con i suoi colori, non possiamo non avvertire fastidio quando una grossa falena, sorella cadetta tra i lepidotteri, si aggira nel nostro ambiente. Con le sue ali squamose di colore sgradevole, il suo corpo peloso e la scarsa leggiadria che avvertiamo quando sbatte contro una fonte di luce, risulta abbastanza inquietante. È innocua al pari delle più belle di famiglia, ma saremmo più felici se manifestasse questo suo buon carattere fuori dalla nostra portata. Un rimedio drastico ma, diciamocelo, crudelmente innecessario, è la lampada UV cattura-insetti. Possiamo evitare lo sterminio, ma comunque impedire che entri nel nostro personale spazio, con una semplice zanzariera. Se invece si trova già in casa la si può allontanare col classico rimedio della nonna: spegnere la luce all’interno e accenderla in balcone o in giardino per attirarla all’esterno.
Altro insetto fastidioso ma innocuo per noi umani è la cimice verde, da non confondere con la cimice dei letti che è ematofaga e pericolosa per la salute. La cimice verde è un insetto fitofago (si nutre cioè di piante) e di solito è facile trovarla all’esterno. Ma nei mesi freddi, soprattutto se si vive in aree verdi, si annida all’interno delle case in cerca di calore. La cimice verde, ammettiamolo, a dispetto del suo buon carattere, ce la mette tutta per rendersi insopportabile: ronza in modo fastidioso, sbatte in maniera molesta contro i lampadari, ma sopratutto puzza. E tanto. È però molto importante per la catena alimentare in quanto risulta particolarmente gradita agli uccelli insettivori. De gustibus!
Uno dei sistemi per non farla entrare in casa, oltre all’ovvia adozione di zanzariere, è controllare il bucato steso all’aria aperta prima di raccoglierlo. È così che molto spesso ce la portiamo all’interno delle mura domestiche. Una volta entrata in casa, se non riusciamo ad allontanarla in maniera pacifica, un’alternativa all’insetticida è spruzzarla con acqua e sapone di Marsiglia. Questa soluzione ha il potere di disidratare la cimice.
Insetti potenzialmente pericolosi
Cominciamo dagli ematofagi che sono quelli che si nutrono di sangue, compreso il sangue umano. La loro pericolosità consiste nel veicolare infezioni o malattie, proprio attraverso la puntura o il morso, trasportando batteri e virus raccattati durante le loro scorribande. Chi viene punto può inoltre sviluppare reazioni allergiche anche importanti. A questa categoria appartengono le odiate zanzare, i tafani, le cimici dei letti, e i pidocchi.
Tra l’altro il commercio globale unito alle mutazioni climatiche, hanno favorito l’ingresso prima, e la proliferazione poi, di specie di zanzare esotiche, potenziali vettori di pericolose malattie esotiche. Prevenire è meglio che curare: sia le zanzare che i tafani sono attirati dai colori scuri e dagli odori. L’uso di repellenti sulla pelle e colori chiari può aiutare parecchio. E anche l’uso di trappole a imbuto per catturare i tafani. I pidocchi ultimamente sembrano particolarmente resistenti a tutti i trattamenti proposti. Anche qui la prevenzione può essere fatta con oli essenziali di lavanda, eucalipto e per chi non ha problemi a rendersi impopolare, olio di neem o risciacqui con l’aceto, che se sono repellenti per i pidocchi lo sono anche per il genere umano. Difficile invece prevenire l’entrata in casa della cimice dei letti. Si può però evitarne la proliferazione per non dire l’invasione. Al pari dei pidocchi, non è la scarsa igiene ad attirarle, a meno che il nostro pavimento non sia coperto di sangue. È infatti il suo odore un potente appeal per tutti gli ematofagi. Molto spesso rientrano con noi dalle vacanze nel bagaglio. Una volta in casa si nascondono nelle fessure durante il giorno, per uscire a banchettare col nostro sangue di notte. Buttare tutto subito in lavatrice con bucato ad alta temperatura può aiutare ma non bastare, se le cimici si sono annidate negli interstizi delle valigie o altri oggetti diversi dall’abbigliamento o se vi hanno depositato le uova. Vanno stanate. L’ideale sarebbe quindi, passare in rivista tutto e in modo particolare le fessure e le cuciture della borsa ancora prima di entrare in casa. Sono piccolissime (da adulte sono grandi quanto un seme di mela) e individuarle a occhio nudo non è così facile. Ancor meno facile è riconoscerne le uova di colore bianco. I primi segnali della presenza di cimici in casa potrebbero essere proprio le punture su di noi. Per distinguerle da quelle di altri insetti ricordiamo che le punture di cimice sono disposte in fila. E controlliamo anche lenzuola e materassi dove si potrebbero trovare tracce di sangue o macchioline scure lasciate dalle loro deiezioni, oppure puntini neri vicino ai muri, alle fessure e ai battiscopa, ma anche alle cornici dei quadri. Se l’infestazione non ha ancora raggiunto livelli apocalittici, si può intervenire con i metodi della nonna. I materassi vanno battuti, lavati con acqua e sapone e messi ad arieggiare a lungo al sole, a meno che non abbiate una macchina (carissima) per la produzione di vapore secco surriscaldato, l’unico in grado di uccidere questi insetti. Inefficace è invece la normale scopa a vapore. Con l’aspirapolvere vanno poi passati tutti gli interstizi e le crepe in cui si possono annidare. Se l’infestazione è già in fase avanzata, meglio arrendersi e rivolgersi a disinfestatori professionisti.
Passiamo agli insetti che contaminano il cibo sia con deiezioni, saliva ed esuvie, sia fungendo da vettori per virus e batteri. Tra le patologie di cui sono responsabili se ne annoverano diverse non proprio leggere, come salmonellosi, colera, epatite, tubercolosi, gastroenterite. Appartengono a questa categoria insetti come mosche, moscerini, blatte, formiche e tarme del cibo. Dei ditteri (mosche e moscerini) abbiamo parlato diffusamente in occasione di un precedente appuntamento con Puliti&Felici. Gli insetti striscianti che potrebbero con più probabilità contaminare le nostre derrate sono anche le formiche e blatte meglio conosciute come scarafaggi, anche se questo è un termine riduttivo. Preferiamo, per decenza, non addentrarci nelle abitudini digestive delle blatte e chiediamo fiducia quando diciamo che i secreti della loro digestione possono veicolare malattie molto gravi, che rendono preferibile il loro allontanamento. Le formiche, al momento di espletare i bisogni corporali, sono animali più discreti, ma altrettanto in grado di fungere da vettori a virus e batteri e funghi con il loro strisciare qua e là. Tenere queste due categorie di insetti lontane implica una buona pulizia generale, e soprattutto l’assenza di cibo lasciato in giro, essendo attratti da tutto quello che cade dalla nostra tavola. Le formiche, in particolare, lo sono dalle sostanze zuccherine. La goccia di marmellata che cade sul pavimento diventa in pochi secondi un crocevia di operosi insetti neri, degno di un film di Dario Argento, se non viene immediatamente rimossa. In più entrambi odiano gli odori forti. Per gli scarafaggi un ottimo repellente è l’aceto, mentre per le formiche l’olio di eucalipto o la menta.
Altro pericolo per la nostra salute arriva dalle tarme del cibo, che soprattutto in questo periodo caldo, invadono le dispense attaccando in particolare cereali, farine e derivati, ma anche frutta secca e legumi. Negli alimenti contaminati sono solitamente presenti sotto forma di uova, larve e farfalline. Come evitarle? Tutti gli alimenti potenzialmente attaccabili, andrebbero conservati in contenitori ermetici. A volte però, le bestioline malefiche riescono ad insinuarsi anche sotto ai coperchi. Alloro e chiodi di garofano sono repellenti naturali. Inserendoli nei contenitori di riso, pasta o farine aiutano a tenerli lontani. A dispensa già invasa, magari a nostra insaputa (potrebbero essere nel pacco aperto che non usiamo già da un po’) è possibile ricorrere ai foglietti collanti. Questi sono imbevuti di feromoni che attirano i maschi adulti (sempre loro!) e li catturano. Questo non impedisce alle femmine di continuare a far danni, alle larve di diventare adulte e alle uova di schiudersi, ma impedisce comunque il proliferare della specie. Una volta scoperta l’infestazione, però, si devono necessariamente buttare tutte le confezioni di cibo non sigillate (vanno controllate a fondo anche quelle sigillate perché le tarme potrebbero aver forato la confezione in maniera poco visibile) e procedere a lavare i mobili di cucina con acqua e aceto, pulendo bene gli angoli meglio se con getti di vapore. Visto che di dispensa alimentare parliamo, è impossibile in questo caso ricorrere a insetticidi.
Punture velenose
Secondo Einstein, se le api sparissero, al genere umano resterebbero solo altri quattro anni di vita. Non a caso sono loro le protagoniste della metafora dell’impollinazione raccontata a tutti i bambini nel passato. Gli altri imenotteri, vespe e calabroni hanno un ruolo secondario in questo processo. La sopravvivenza delle api, già dal Ventesimo secolo, è messa a dura prova da pesticidi, fertilizzanti, diserbanti e dai campi elettromagnetici dei cellulari che le disorientano. E mentre da una parte si proroga a livello europeo l’autorizzazione all’utilizzo del glifosato, dall’altra, con un po’ di ipocrisia, si dichiara l’ape specie protetta per legge. Al di là dell’utilità sociale degli impollinatori, bisogna tener conto che solo in Italia, si registrano circa 20 decessi all’anno (su 5 milioni di soggetti interessati) causati dalla puntura di questa categoria di insetti, che quando colpiscono, a differenza degli insetti ematofagi, iniettano il proprio veleno. Un veleno dagli effetti blandi nella maggior parte dei casi, ma che diventano letali in chi soffre di allergie.
Come difendersene o cosa fare nel caso in cui si venga punti? Evitare le gite in campagna non è più una soluzione. Negli ultimi anni anche città come Roma o Milano hanno assistito ad una invasione di sciami che colonizzano bici, motorini, semafori e balconi. In casi così estremi l’unica cosa da fare è chiamare i Vigili del Fuoco o un apicoltore in grado di catturare lo sciame e portarlo altrove. L’insetticida è comunque sempre da evitare perché non farebbe altro che scatenarli contro di noi, dato pungono per difendersi o per difendere la colonia. Anche agitarsi con sbattere di braccia e mani per allontanarli quando ci ronzano intorno, anche se è una reazione normale, non fa che aumentare la loro aggressività, così come l’aumentano colori scuri, profumi e creme solari.
Se questi consigli sono validi contro tutti gli imenotteri, nel momento in cui veniamo punti, il comportamento da tenere è diverso a seconda dell’insetto incriminato. Mentre le api infatti, perdono il pungiglione terminando miseramente e immediatamente la propria esistenza, vespe e calabroni possono continuare a pungere. Urlare di dolore o continuare ad agitarsi è per loro un invito a reiterare l’attacco. Nel caso di puntura di ape, dato che al pungiglione resta attaccata la sacca velenifera, questo va rimosso entro pochi secondi. Come? Vanno evitate le pinzette che possono rompere la sacca e peggiorare la situazione. Meglio servirsi di un’unghia, una carta di credito o qualunque cosa dal bordo smussato, facendo leva dal basso verso l’alto. Vietato anche grattare il ponfo per evitare di mandare in circolo il veleno. Piuttosto, se si ha a disposizione del ghiaccio usarlo come anestetico.
In tutti i casi di puntura di imenottero, lavare sempre la ferita con acqua e sapone e applicare l’antistaminico. Chi è conscio della propria allergia sicuramente viaggia con l’adrenalina autoiniettabile in tasca. Ma chi non lo sa? Ai primi sintomi di reazione allergica, come orticaria, bruciore agli occhi o alla gola, meglio chiamare subito l’ambulanza. Magari non si arriverà mai allo shock anafilattico ma meglio evitare di aspettare quel momento. Qualunque reazione anomala al veleno, anche in soggetti non allergici (se ad esempio il ponfo si allarga o persiste dopo un paio di giorni) non va sottovalutata ed è consigliabile rivolgersi al medico. Lasciamo il ruolo di duri ai protagonisti dei film.
Ed eccoci arrivati all’incubo degli aracnofobici. A dispetto del suo ottimo piazzamento nella hit parade delle fobie, quella dei ragni è una paura abbastanza ingiustificata: la maggior parte di quelli che popolano il nostro Paese, sono in verità innocui e per di più utili: cibandosi di insetti rappresentano la forma di disinfestazione più rispettosa per l’equilibrio dell’ecosistema. In Italia sono solo due le specie la cui puntura può essere letale: il ragno violino e la malmignatta. La seconda preferisce zone brulle e pietrose, muretti a secco e difficilmente la si può trovare in un ambiente domestico, mentre a quanto pare il ragno violino è da poco sceso in città. È infatti di questi giorni la notizia di una invasione della periferia sud di Roma, non solo nella aree verdi, ma anche nell’abitato. Al pari degli imenotteri, questi due ragni pungono per difendersi, ma evidentemente il loro concetto di difesa non coincide col nostro di attacco che è sempre inconsapevole, e ci potremmo ritrovare vittime del loro morso semplicemente toccando un muretto, spostando la legna o indossando abiti in cui potrebbero essersi annidati.
La maggior parte dei ragni nostrani, dicevamo, sono innocui e utili, ma è anche vero che nessuno di noi ama riempirsi la casa di ragnatele in periodi diversi da Halloween. Se alcuni in virtù del vecchio adagio “il ragno porta guadagno”, nutrono una sorta di timore reverenziale nei loro confronti, il ricorso alla ciabatta o all’insetticida è purtroppo abbastanza frequente. Invece la ragnatela con relativo proprietario, andrebbe semplicemente rimossa e buttata all’esterno. Vengono attirati dalla presenza di insetti di cui si cibano; evitando di riempirci la casa degli uni, terremo lontani anche gli altri.
Diverso è il discorso per i ragni velenosi nostrani. Ora, non è che, come si vede nei film di Indiana Jones, quelli ci pungono e poco dopo stramazziamo al suolo (a meno di non soffrire di allergie), ma trascurare i sintomi di avvelenamento può avere esiti letali. La malmignatta, o vedova nera mediterranea, è quel ragnetto nero a macchie rosse (o gialle se si tratta del maschio che è però innocuo) che, pur non vivendo in casa, potremmo incontrare in occasione di escursioni nella natura, soprattutto in alcune regioni d’Italia sul versante tirrenico e in Sardegna. Se al momento della puntura non riusciamo ad individuare subito il colpevole, tanto più che il suo morso è quasi indolore, possiamo ragionevolmente farlo alla comparsa dei primi sintomi. Il suo veleno è neurotossico, attacca cioè, il sistema nervoso e può provocare a breve distanza dolori o crampi muscolari e addominali, nausea, vertigini, tachicardia, mal di testa e intorno alla puntura compare una bolla rossa e livida.
Il ragno violino invece frequenta i giardini e anche, ultimamente, l’interno delle abitazioni. Anche se normalmente si nasconde durante il giorno, potremmo entrarci in contatto qualora decidesse di usare i nostri abiti o degli scatoloni per rintanarsi. Anche il suo morso è indolore. Invece il veleno è necrotossico, attacca cioè tessuti e organi. La zona intorno alla puntura può diventare presto rossa e formicolante e riempirsi di liquido bianco nelle ore successive. Allo scoppio della vescica si forma un’ulcera che, se non curata, si estenderà necrotizzando i tessuti circostanti. Non appena ci accorgiamo di essere stati punti da uno di questi due ragni importante lavare la zona con acqua e sapone e consultare subito un centro antiveleni.
Un rimedio universale per tener lontani senza ucciderli, tutti gli insetti o aracnidi di cui abbiamo parlato, potrebbero essere i repellenti a ultrasuoni. Non tutti e non sempre funzionano, ma ormai i loro prezzi sono abbastanza contenuti così che vale la pena di provarli, magari dopo aver letto le recensioni per orientarsi su quelli dall’efficacia testata.
Gli insetticidi
La soluzione estrema, quando tutto il resto ha fallito, è il ricorso agli insetticidi. In un ambiente come il giardino l’uso degli insetticidi è un po’ come la pesca a strascico: toglie di mezzo buoni e cattivi senza operare una selezione. Dentro le mura domestiche invece gli interventi sono di solito mirati.
Quando parliamo di insetticidi l’associazione mentale immediata è alla bomboletta spray con cui cerchiamo di liberarci del tormento del momento- In realtà questa categoria raggruppa varie tipologie di prodotti:
− insetticidi abbattenti: agiscono velocemente sugli insetti, eliminandoli rapidamente. Sono consigliati per i trattamenti dove è necessario un risultato immediato quando l’infestazione è massiccia.
− insetticidi residuali: la stessa aggettivazione suggerisce qualcosa su questa tipologia di insetticida. A differenza degli altri, questi prodotti vantano un minore effetto immediato, ma un’efficacia che dura nel tempo dopo l’applicazione, evitando trattamenti continui. È necessario considerare che la residualità è soggetta alle condizioni atmosferiche (pioggia e luce solare che ne inficiano l’efficacia).
− insetticidi repellenti: pensati per irritare e cacciare via gli insetti dalle zone trattate. Si tratta di prodotti versatili e ideali per liberare dagli insetti le aree circoscritte o le persone.
− insetticidi snidanti: hanno un effetto particolare sul sistema nervoso dell’insetto che lo costringe a scappare dal suo nascondiglio. È una tipologia di insetticida particolarmente indicata contro gli insetti (principalmente quelli striscianti) che si annidano in piccoli spazi come crepe e buchi nei muri.
L’immissione sul mercato di questi prodotti, una volta creati in laboratorio, richiede un iter lungo e complesso, in cui il prodotto viene testato per accertarne il basso impatto tossico per l’uomo, e il rispetto della normativa europea in materia. Per l’approvazione di un Presidio Medico Chirurgico (PMC) servono dai 12 ai 18 mesi, mentre per un biocida i tempi si possono protrarre fino a 48 mesi.
Questi controlli rigorosi dovrebbero garantirci una certa sicurezza, a patto di non trascurare le avvertenze riportate, alle quali tutti ci atterremmo volentieri, se solo capissimo il significato di una buona metà di esse. Ecco allora svelati, qui sotto, tutti i segreti delle icone degli insetticidi: