I dati sulla lettura in Italia sono sempre piuttosto deludenti perché ritraggono un Paese che, nonostante sia ricco di cultura, non è acculturato. Ieri l’Istat ha diffuso i numeri sulla produzione e la lettura di libri in Italia, dati che prendono in considerazione persone con più di sei anni che nell’arco di un anno (quello di riferimento è il 2016) hanno letto almeno un libro “per piacere”, ossia non per motivi scolastici o professionali.
Ebbene, i dati di quest’anno (relativi ovviamente al 2016, è bene sottolinearlo) confermano che la propensione alla lettura è direttamente proporzionale al livello di istruzione, come era emerso anche negli anni precedenti (ed è un dato piuttosto scontato). Quello che preoccupa sono come sempre le percentuali e poi il profondo dislivello tra Nord e Sud. Le persone con un più alto livello di istruzione sono concentrate nelle regioni Centro-Settentrionali ed è lì che registriamo il maggior numero di lettori, nel Sud, invece, la situazione è quasi tragica, anche se rispetto al 2015 un piccolo miglioramento c’è stato grazie agli e-book.
In ogni caso le percentuali sono da considerare basse, perché stiamo parlando di lettura di ALMENO UN LIBRO. Un libro in un anno. Per i “lettori forti” è sconvolgente pensare che solo il 40,5% della popolazione si degna di leggere almeno un libro all’anno. E questa percentuale è sempre in calo, perché nel 2015 era del 42%, ora si è perso un altro 1,5%. Per fare qualche numero in più, sono 23 milioni le persone che dichiarano di aver letto almeno un libro. Si conferma anche un altro trend che era già emerso in passato: le donne leggono molto di più, ben il 47,1% di loro ha letto almeno un libro, mentre tra gli uomini questa percentuale scende al 33,5%.
Ma veniamo alla distribuzione geografica. La Lombardia non è alla guida della classifica, anzi, è al quinto posto, nonostante abbia la più alta concentrazione di editori, tanto che Milano, da sola, ospita più di un quarto dei grandi marchi. È nella Provincia Autonoma di Trento che si legge di più, perché lì la percentuale di persone che hanno letto almeno un libro è del 54,8%, seguita dal Friuli-Venezia Giulia con il 54,3%, poi la Provincia Autonoma di Bolzano con il 51,9% (quindi sostanzialmente il Nord-Est), seguono la Valle d’Aosta con il 51,1%, poi le percentuali scendono al di sotto del 50%.
La Lombardia, come abbiamo detto, è quinta con il 48,9%, seguita dal Veneto con il 48,7%, il Piemonte con il 48,1%, la Liguria con il 46,8%, l’Emilia-Romagna con il 46,1%, la Sardegna con il 45,7%, la Toscana con il 44,2%, il Lazio con il 42,9%, le Marche con il 40%, l’Umbria con il 39,8%, l’Abruzzo con il 34,5%, il Molise con il 31,9%, la Basilicata con il 30,4%, la Puglia con il 27,2%, la Campania con il 26,3%, fanalino di coda la Sicilia con il 25,8% e la Calabria con il 25.1%.
Lettori forti e lettori deboli
Risultano sempre molto interessanti i dati sui lettori deboli, ossia coloro che hanno letto al massimo tre libri in un anno, e i lettori forti, che invece ne leggono almeno 12.
Allora, in quel 40,5% di persone che hanno dichiarato di aver letto almeno un libro in 12 mesi, troviamo il 45,1% di lettori deboli (quindi con almeno tre libri letti) e il 14,1% di lettori forti (con almeno 12 libri letti in un anno).
Tra i lettori forti, che sono in aumento rispetto al 2015 quando erano il 13,7%, vediamo che il 15% delle donne dichiara di leggere in media un libro al mese contro il 12,6% degli uomini. Invece i lettori deboli sono per il 49,2% maschi, per il 49,6% di età compresa tra i 15 e i 17 anni, per il 52,9% hanno al massimo la licenza media, per il 59% sono residenti al Sud.