Cinema

Light of my Life, Casey Affleck e Anna Pniowsky presentano il film

Light of my life - Fim di Casey Affleck

Un padre e una figlia in un futuro distopico nell’evento di chiusura di Alice nella Città.

Light of my Life - Anna Pniowsky

Al centro di Light of my Life c’è un rapporto fra un padre e sua figlia in una realtà distopica, dove un virus ha decimato la popolazione femminile ed è per questo motivo che Rag, l’undicenne protagonista deve annullare la sua nascente femminilità.

Casey Affleck, attore e regista del film, e la sua giovanissima protagonista Anna Pniowski hanno presentato il film a Roma, il film si apre con una storia che il papà racconta a Rag per farla addormentare: “È la prima cosa che ho scritto pensando agli animali esclusi dall’arca di Noè, è una storia umana, sull’umanità e l’estinzione, è anche la storia della buonanotte che raccontavo ai miei bambini”.

Anna Pniowsky è l’attrice che canadese per entrare nel ruolo dell’undicenne protagonista del film ha tagliato i suoi capelli, un cambio di look che l’ha fatta entrare nel personaggio del secondo film di Affleck come regista: “Ho usato questa storia per raccontare un mondo sull’orlo del disastro, è una storia su una famiglia, e l’ho maturata dopo aver avuto dei bambini, vogliamo proteggerli. È la storia di un padre che cerca di crescere sua figlia in un mondo pericoloso e in cui lui stesso si sente minacciato”.

Ha iniziato a scrivere la sceneggiatura quando i figli erano piccoli, oggi hanno 12 anni, la stessa età di Anna nel film: “Anna stessa nel film passa da infanzia ad adolescenza, è una storia che raccontavo ai miei bambini a 4, 8 e 12 anni… ho aggiunto dei tasselli a tutto”.

Anna Pniowsky debutta al cinema con questo ruolo “fondamentale” per lanciare la sua carriera e Casey Affleck racconta di averla scelta dopo che lei stessa si era candidata al ruolo: “Mi ha mandato una cassetta, avevo visto un centinaio di provini, ma lei è si è distinta perché riesce a essere vulnerabile e indipendente, ha delle qualità impossibili da insegnare: prende indicazioni di regia e sa essere autonoma, è riuscita anche a interpretare dialoghi difficili, avrà una lunga carriera davanti”.

Light of my life - Fim di Casey Affleck

Light of my Life è il suo secondo film da regista dopo il mockumentary I’m Still Here e se chiedete al 44enne quali sono i temi del suo film, vi citerà un’esperienza sul set diretto da Gus van Sant in Gerry: “Eravamo in Argentina a girare e ho chiesto a Gus di cosa trattasse il film e lui mi ha risposto: lasciamo che il film trovi da solo i suoi temi. All’epoca per me era frustrante, oggi capisco che la risposta di Gus era ottima. Nel film ho messo alcune conversazioni che avrei voluto avere con i miei figli, che non avrò mai o qualcosa che loro mi avessero detto”.

Uno dei temi però è evidente per il regista e attore, quello dell’imparare a lasciarsi andare: “Non me ne sono accorto in fase di scrittura, ma quando abbiamo girato una scena con Anna me ne sono reso conto. Pensavo che il film trattasse di famiglia, di un certo approccio alla violenza, ma questo qui non era molto ovvio per me”.

Anche per la giovane attrice il lasciarsi andare è il perno del film che riprende l’atmosfera distopica di altri titoli di genere molto amati dal regista: “Ho amato film come I Am The Legend, che parlano di umanità estinta e di un futuro che ha eliminato esseri umani e l’essenza di loro stessi. Ci sono molti film su questo tema negli USA, deve essere perché c’è una tendenza sotterranea imminente di un destino negativo“.

Il regista si è anche ispirato a La Strada di Cormac McCarthy, un autore molto amato che ha incontrato sul set prima ancora che lo scrittore creasse il suo capolavoro, fra le altre sue ispirazioni anche la regia di Chantal Ackerman e The Witness.

Girato in Canada durante il rigido inverno, il set di Light of my Life ha messo a dura prova i due protagonisti: “Ero alla ricerca del cattivo tempo, amo la neve e la pioggia, sono cresciuto in posti dove c’è questo tempo, amo quel genere di panorama”.

Un panorama perfetto per la giovane attrice di Winnipeg che si è vantata più volte sul set di reggere il freddo meglio del regista e co-protagonista. Affleck vinse l’Oscar per Manchester By The Sea, ma non gli ha cambiato la carriera: “Adesso ho solo più voglia di fare film, mi ha fatto piacere che avessi vinto con un titolo piccolo realizzato dal mio amico Kenneth Lonergan, che un film del genere sia stato riconosciuto da un gruppo di persone di talento. Ora voglio raccontare un genere di storie che riflettano la mia vita e che lascerò ai miei figli”.

Affleck, inoltre, crede fermamente che il suo film renderà orgogliosa sua madre e che il #MeToo abbia cambiato il mondo: “Non sono sufficiente bravo per inserire un messaggio politico nel mio film, non ho scritto un film femminista o che raccontasse una metafora del mondo di oggi, è un’espressione impressionista di ciò che per me conta. Se è un film femminista farà felice mia madre che impediva a me e Ben di vedere film e show TV perché per lei non rispettavano le donne”.

L’attore, che è stato coinvolto in uno scandalo sessuale pre-#MeToo, crede che il movimento stia cambiando il mondo così come i ragazzini: “Tutto è cambiato in meglio, non solo a Hollywood, c’è stato un effetto moltiplicatore su ogni aspetto della società per un impatto globale migliore. C’è qualcosa poi di generazionale e ho voluto parlare di una giovane ragazza, metterla al centro dells storia perché sono loro oggi a cambiare il mondo“.

Chiara Laganà
Giornalista professionista dal 2007, appassionata di cinema, sport, serie TV. Si è innamorata della settima arte guardando un film di Truffaut e delle serie TV perdendosi nei corridoi della Sterling Cooper e del County General Hospital di Chicago.

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