È possibile che esista tra noi chi non si è posto i classici grandi quesiti dell’universo: chi siamo e dove andiamo? Chi è Dio e chi sono io? Ma nelle giornate d’estate, quando tutte le finestre sono aperte e indesiderati ospiti volatili arrivano a turbare la nostra quiete, nessuno può evitare di porsi la fatidica domanda: ma a cosa servono le mosche e tutti i suoi parenti e affini? E perché devono sempre ronzare vicino alle nostre orecchie?
Nell’appuntamento formativo col mondo degli insetti di Puliti&Felici, promosso da Assocasa e Federchimica e dedicato quest’anno alla mosca, l’entomologo Simone Martini ha cercato di soddisfare le principali curiosità che ruotano intorno a questo fastidioso insetto. L’incontro si è svolto nella cornice del Centro Ippico Lombardo, che tra cavalli e letami equini, rappresenta un osservatorio d’eccezione dei membri di questa specie, abbastanza rari in area metropolitana. Scopo principale dell’incontro, una volta svelati i segreti della mosca, è imparare a liberarsene nella maniera meno dannosa possibile per noi umani.
La mosca in pillole
Utilità e nocività
Partiamo dall’unico punto a favore della ronzante creatura: la sua utilità. Il contributo della mosca all’equilibrio dell’ecosistema è quello di favorire la decomposizione. “Bella roba!” verrebbe da dire, se non fosse che, senza il suo aiuto e quello di altri insetti decompositori, vivremmo su un pianeta coperto di rifiuti organici di varie specie e forse non ci sarebbe più posto per noi.
Esaurita qui la sua utilità (che comunque non è poco), a carico della mosca ci sono numerose imputazioni che non si limitano al generico fastidio o ribrezzo che può creare la sua presenza, accompagnata o meno dal molesto ronzio. Posandosi su cibo, feci e altro materiale in decomposizione, questo insetto veicola malattie di non poco conto, come salmonellosi, poliomelite, tubercolosi, colera, dissenterie oltre al pericolosissimo antrace.
Il ronzio
La mosca appartiene all’ordine dei ditteri, ha cioè soltanto due ali ben sviluppate. L’altro paio di ali accessorio, non visibile, è trasformato in bilancieri necessari a stabilizzarne il volo. È il movimento continuo di questi bilancieri che crea il ronzio che tanto ci infastidisce.
La grande famiglia
La mosca è un insetto sinantropico, ossia vive bene a contatto con l’uomo (che al contrario, non gode particolarmente di questa convivenza). Nella nostra area, le specie appartenenti alla famiglia delle mosche con cui abbiamo più probabilità di venire in contatto, sono la mosca domestica, il moscerino della frutta, la mosca cavallina,la mosca carnaria, la mosca delle mansarde e la callifora.
L’alimentazione
La maggior parte delle specie di mosche è saprofaga, si nutre cioè di sostanze organiche in decomposizione. Quindi, tra i suoi tanti difetti, almeno il dolore della puntura ce lo risparmia. La mosca cavallina è però una varietà emofaga: le femmine hanno bisogno di sangue per la deposizione delle uova, mentre i maschi per garantirsi una maggior potenza nell’accoppiamento. Avreste mai pensato che il vostro sangue potesse diventare viagra per mosche? Ovviamente attraverso il morso, la diffusione di malattie che questo insetto è in grado di veicolare, diventa altamente probabile se non si interviene subito con la disinfezione della ferita.Non si tratta inoltre di una semplice puntura, come nel caso della zanzara, ma questi insetti sono dotati di una sorta di minuscola forbice che taglia la pelle per fare uscire il sangue.
Ciclo biologico e riproduzione
Perché facciamo fatica a trovare mosche in inverno? La temperatura ideale perché questo insetto possa compiere il suo ciclo biologico varia dai 20-25°C fino ai 35-40°C. Si potrebbe pensare che temperature inferiori ci mettano al riparo dalla sua presenza. Non è così, perché non dimentichiamo che il materiale in decomposizione o le stesse deiezioni, hanno una temperatura superiore a quella esterna. Già dopo 48 ore dallo sfarfallamento, la mosca è in grado (ahinoi!) di deporre fino a 1000 uova, e in condizioni favorevoli il ciclo riproduttivo completa tutti gli stadi di sviluppo mediamente in un paio di settimane. È chiaro quindi che se non si interviene a limitare i focolai larvali si rischia una vera e propria invasione. Quello che rende particolarmente insidiose le larve è che nei primissimi stadi, vivono in profondità dove la temperatura è più alta. Sono quindi molto più difficili da individuare. Una curiosità: la mosca carnaria, quella che, oltre alle carcasse di animali, attacca le nostre bistecche lasciate a scongelare fuori dal frigo, è in grado di deporre direttamente le larve anziché le uova. Per questo motivo dopo poche ore, è possibile trovare già i vermicelli.
Appeal per la mosca
Sapere cosa attrae la mosca è importante non solo per evitare le condizioni favorevoli alla deposizione delle larve o per tenere lontani gli adulti, ma per creare delle vere e proprie esche necessarie a intrappolarla.
La mosca è attratta dall’odore di materiali in decomposizione, da quello della fermentazione (in particolare i moscerini della frutta), dalle sostanze zuccherine, dall’umidità, dalle diezioni, dalla luce e dai colori chiari, in particolare il giallo (al contrario delle zanzare che sono attratte dal nero) e dal calore moderato.
Alta fedeltà
Alla femmina di mosca basta un solo accoppiamento per deporre le uova per tutto il proprio ciclo vitale, mentre al maschio, anche in questa specie, è consentito “volare di fiore in fiore”.
Mosche impollinatrici
Non abbiamo detto tutta la verità affermando che la mosca esaurisce la propria funzione con la decomposizione dei rifiuti organici: c’è infatti una famiglia di mosche, che ci sarà capitato spesso di confondere con le vespe, avendo caratteristiche molto simili ad occhio nudo, che funge da impollinatrice, importanti per le coltivazioni.
Come liberarsi delle mosche
Anche se abbiamo certificato l’utilità della mosca, non siamo tenuti a manifestarle la nostra gratitudine vivendoci a stretto contatto, anche perché i danni che questo insetto è in grado di provocare non sono da poco. Come mantenere inalterato l’ecosistema tenendo la mosca a debita distanza e limitandone la presenza massiccia sul pianeta?
In ambiente domestico e lavorativo, prima di ricorrere alla chimica, ci sono diverse soluzioni, alcune delle quali già facenti parte del bagaglio culturale delle nostre nonne.
La più semplice è naturalmente l’utilizzo di zanzariere o bande mobili. Se però la mosca è riuscita a superare la barriera, sempre mutuato dal repertorio della nonna, creare il buio nella stanza, attirerà l’insetto verso l’esterno dove la luce è maggiore.
Molto importante è evitare di creare un ambiente favorevole alla deposizione delle uova e allo sviluppo delle larve: niente avanzi di cibo fuori dal frigo, bottiglie aperte, stoviglie sporche o in ammollo e frutta all’aria aperta nei mesi caldi. La spazzatura con rifiuti organici va portata via tutti i giorni, senza aspettare che il bidone trabocchi. Il contenitore va mantenuto pulito e privo di colature e odori appetibili alle mosche. Se viviamo in campagna o abbiamo un giardino, evitiamo di lasciare le deiezioni degli animali domestici, non solo “en plein air”, ma anche alla portata dell’olfatto della mosca, capace di individuarle fino a 40 centimetri sotto terra.
Le lampade UV che normalmente si usano per attirare le zanzare e “arrostirle” funzionano per mosche e pappataci. Se però le utilizziamo in un ambiente in cui sia presente del cibo, occorre ricordare che, parte dell’insetto che viene “arrostito” si disperde nell’ambiente e di conseguenza sugli alimenti presenti. Sarebbe più igienico che la lampada UV si limitasse ad attirarle verso un pannello collante che ci permetterebbe anche di monitorare quantità e tipologia di insetti che si aggirano nell’ambiente. Certo dovremmo provvedere noi allo smaltimento delle salme, ma sempre meglio che mangiare pane e mosche. Rimanendo sullo stesso tipo di rimedio, oltre alla intramontabile carta moschicida, è possibile spalmare prima di colla e poi di miele, un foglio giallo, colore da cui la mosca è attratta.
Evitare i ristagni di umidità, favorevoli alla deposizione delle larve.
Avete presente quei getti di aria gelida che ci colpiscono a tradimento in prossimità delle entrate di negozi e locali pubblici? Non sono una subdola trovata di marketing per attirarci all’interno in cerca di refrigerio, ma di barriere d’aria per evitare l’ingresso degli insetti. A livello domestico non è praticabile applicarle a tutte le finestre, ma se gestite un’attività meglio conoscere anche questa possibilità.
L’alternativa a questi metodi, quando il nostro livello di esasperazione è massimo, oppure in presenza di importanti infestazioni, è il ricorso alla chimica. Superata l’epoca del vecchio DDT, i prodotti di nuova generazione che troviamo in commercio comunemente, sono tutti approvati dal Ministero e, a patto che le istruzioni riportate sulle confezioni vengano eseguite alla lettera, minimamente tossici per l’uomo e l’ambiente. La maggior parte di essi sono piretroidi, principi attivi di sintesi con caratteristiche simili al piretro che, come sappiamo è di origine naturale venendo estratto dalla margherita. La raccomandazione di aerare il locale prima di soggiornare, non va però presa sottogamba, anche se ci sembra inutile spruzzare l’insetticida e poi aprire la finestra.
A livello domestico comunemente usiamo insetticidi adulticidi, eliminiamo cioè l’insetto diretto responsabile del nostro fastidio. Se il sollievo che questo metodo procura è immediato, nel lungo periodo favorisce la selezione naturale di insetti resistenti ai principi attivi dei normali insetticidi, col rischio che, nel tempo, la loro eliminazione diventerà sempre più difficile con prodotti sostanzialmente innocui per gli umani.
La soluzione migliore sarebbe quindi quella di effettuare degli interventi larvicidi. Normalmente questi sono appannaggio di ditte specializzate in disinfestazioni. Ci sono però oggi prodotti granulari o liquidi, anche per uso domestico, da applicare sui contenitori di rifiuti o in ambienti favorevoli alla deposizione delle larve.
Se l’infestazione è importante o particolarmente ostica, non resta invece che rivolgersi a disinfestatori specializzati.