Che cosa ci è piaciuto di più della Milan Design Week 2017.
Sembra ieri che i furgoni degli allestitori in terza fila congestionavano il traffico, i quartieri coinvolti si riempivano di installazioni e bandierine e i media locali facevano il conto alla rovescia con annunci ogni giorno diversi di grandi eventi. Eppure anche la Milan Design Week 2017 si è conclusa. Per chi non sapesse di che cosa si tratta, ve lo spiego subito. È costituita da due esposizioni contemporanee: il Salone del Mobile che si svolge nella nuova Fiera di Rho, e Il Fuorisalone sparso in ogni dove per la città, che da parente povero del primo, nato spontaneamente nell’area alle spalle della Stazione Genova, è ora la parte più cool e frequentata della manifestazione globale. Nel tempo si è allargato a macchia d’olio coinvolgendo ogni anno più quartieri (ben 13 percorsi per il 2017), aumentando a dismisura il numero degli espositori e del concetto di design, estesosi ormai in modo indiscriminato, Se è vero che tutto ciò che ha forma ha un “disegno”, perfino i piani dell’Onnipotente, l’inclusione nella categoria, del lavoro agile o dello street food, ci sembra francamente un po’ tirata per i capelli.
Il risultato è una corsa frenetica tra un evento e l’altro con la sensazione finale di aver lasciato indietro qualcosa di imperdibile. Meglio sarebbe una turnazione degli espositori, magari bissando la settimana in un periodo dal clima altrettanto favorevole, o dilatando i tempi della kermesse. In fondo è il momento più bello per Milano: la città si riempie di un’energia umana incontenibile, tra manifestazione e indotto dà lavoro a diverse migliaia di persone (tra cui, ahimè, anche numerosi borseggiatori). Se è vero che inquinamento e traffico salgono alle stelle, potrebbe essere un buon momento per valutare forme di mobilità più sostenibili: i mezzi pubblici non mancano, il servizio di bike sharing copre ormai tutta la città e per l’occasione sono disponibili quest’anno anche 15 risciò rosa per celebrare il centenario del Giro d’Italia, con tanto di atletici accompagnatori.
Non potendo raccontare gli oltre mille eventi in scena, e le decine e migliaia di oggetti, servizi tangibili e non, proposti, ecco una selezione realizzata con un occhio possibilista e uno sognatore, di cose interessanti anche per i non addetti di quest’ultima edizione: non importa che si tratti di oggetti di design o di semplice intrattenimento.
Lost in time and Place
Una delle tante cose belle del Fuorisalone è la possibilità di visitare chiostri, palazzi storici e cortili privati che normalmente sono inaccessibili al pubblico. Proprio un piccolo cortile privato è teatro di Lost in time and Place, l’installazione che il gardner designer Roberto Benatti (www.giardinibenatti.net) ha realizzato all’interno di Casa Formentini, una delle più antiche costruzioni dell’ex popolare quartiere Brera. Un incontro fortunato quello tra Benatti e gli abitanti di Casa Formentini: l’uno era alla ricerca di uno spazio per la sua creazione, gli altri di una soluzione al prosaico problema di come nascondere in maniera artistica l’angolo destinato ai cassonetti della “monnezza”. Ne è risultato un giardino sospeso, un luogo magico che combina vegetazione, giochi d’acqua (rigorosamente a circuito chiuso quindi ecosostenibili), colorati insetti acquatici, lepri e asinelli metallici, rifugio ideale per l’intera famiglia di passeri in malta modellata a mano dell’artista poliedrico Maurizio Betti (www.labottegadibetti.it). Appesi alla parete due esemplari di Pinocchio, un nido dal disegno rinascimentale dello stesso Betti, pronto ad accogliere tutti i passerotti in carne ed ossa che vogliano rifugiarvisi per sfuggire ai rigori dell’inverno.
Deesup: il mercatino del design di seconda mano
Il design, grande protagonista del nostro Fuorisalone, purtroppo si sa, non è alla portata di tutte le tasche. A questo hanno pensato Valentina, Federica, Elena e Diletta, creatrici di Deesup (www.deesup.com), un sito che permette di comprare e vendere articoli di design griffati e di modernariato di seconda mano, senza dover fare il giro di tutti i mercatini, alla ricerca della grande occasione. Possibilità di “pacchi”? Zero. Già dalle foto, col loro occhio clinico, sono in grado di fare un primo expertise. E una volta partita la spedizione, il pagamento rimane in standby, fino a che l’acquirente non avrà manifestato piena soddisfazione. Il risparmio medio si aggira intorno al 50% del valore da nuovo, ma raggiunge punte anche del 70%.
Grandi firme: cucine ed elettrodomestici
Non so voi, ma perfino io, che ho un solo piatto forte ed è il caffè, sono incredibilmente attratta dal settore “cucine” durante il Fuorisalone: antine e cassetti quasi animati, che sembrano aprirsi silenziosamente con la forza del pensiero, volumi enormi e perfettamente organizzati, pannelli a scorrimento che creano spazi a scomparsa dove nascondere tutto il caos della dispensa, elettrodomestici sempre più intelligenti. Rivisitando un po’ il detto del buon Walt Disney… se non le puoi avere, le puoi sognare. Alcune sempre uguali a se stesse in questi anni di Design Week, ma sempre belle; altre ogni anno più futuriste e dotate di domotica. L’innovazione paradossalmente passa anche dal ritorno alle origini: i materiali naturali, seppure trattati, come la pietra e il marmo, stanno soppiantando sempre di più quelli sintetici.
È ritorno alle origini anche per la linea di accessori ed elettrodomestici creata da Dolce & Gabbana per Smeg, coi richiami alla tradizione Siciliana e ai carretti.
Stosa Cucine si è spinta anche oltre, rivisitando il design della propria cucina Infinity sul modello della cucina tradizionale toscana. Protagonista della presentazione, lo chef toscano per eccellenza Simone Rugiati, che ha intrattenuto gli ospiti con uno show cooking di piatti che rappresentano una fusion tra la cucina della nonna e il nostro secolo.
Fitness in casa
E parlando di cibo, mai come in questi giorni i servizi di catering si prodigano per elaborare finger food sempre più creativo (e calorico), che viene preso d’assalto sui buffet dei numerosissimi eventi, dove anche l’alcool scorre a fiumi. Se la maratona tra un espositore e l’altro non fosse sufficiente per la remise en forme, da High Tech, per tutta la durata del Fuorisalone, è possibile provare il tappeto elastico (per uso “domestico”) Bellicon, dedicato alle più pigre che possono mantenersi in forma semplicemente divertendosi, senza la fatica di addominali e squat. Niente vieta comunque, alle stacanoviste, di impiegarlo in modo meno ludico, seguendo i programmi personalizzati di allenamento scaricabili su tablet. La coda per saltare è un po’ lunga ma ne vale la pena.
Per restare in forma senza fatica e divertendosi con un po’ di “bouncing”, nel nuovo flagship store di Technogym in Via Durini è possibile provare Wellness Ball Active Sitting, la nuova seduta ergonomica che permette di fare esercizio fisico, rafforzando i muscoli addominali e lombari migliorando la postura nelle lunghe ore passate alla scrivania. Concepita come un fitball, dotato di rivestimento estraibile e antiscivolo, e di un bilanciamento interno che ne impedisce lo scorrimento sul pavimento durante l’utilizzo, può anche essere usata nelle pause di lavoro per molleggiare un po’, oppure come attrezzo ginnico se proprio abbiamo voglia di faticare anziché divertirci.
Design ed cosostenibilità
Ecosostenibilità è una delle parole d’ordine di questo Fuorisalone. Per chi, come me, anche se dotata di due mani sinistre, è amante del bricolage e di nuovi materiali atossici, non poteva mancare una visita l’esposizione di Oikos (Via Fiori Chiari, 24), azienda che da tempi non sospetti produce colori e materiali per architettura, rigorosamente senza solventi, e organizza corsi gratuiti di formazione per il loro utilizzo destinati a professionisti ma anche a semplici privati. Per celebrare le 187 tonalità di bianco che produce, la Oikos sponsorizza l’evento “White in the City” che si snoda tra tre location di tutto rispetto: il Palazzo dell’Accademia di Brera, la chiesa di San Carpoforo e Palazzo Cusani. Per questo evento è stato chiesto a grandi protagonisti del design di interpretare il bianco nel proprio campo di competenza, con un occhio attento all’ecosostenibilità.
La risposta dal mio punto di vista più entusiasmante è quella della Newform, con la linea Acqualite disegnata da Alberto Apostoli. A prima vista sembra l’ennesima “genialata” dell’architetto che non ha mai vissuto nel mondo reale né mai pulito un bagno: rubinetti piatti incassati nel muro dotati di due leve e una led colorato tra le due leve, belli ma inutili. Dopo la spiegazione da parte dell’operatore, tutto acquista un altro significato: la leva superiore serve a regolare la temperatura, quella inferiore ad aprire il flusso. Il led colorato ha un sensore che indica, non la temperatura desiderata come quando posizioniamo la manopola del miscelatore, ma quella effettivamente raggiunta dall’acqua. Potremo così aprire l’erogazione solo quando la luce ci indicherà la temperatura desiderata, risparmiandoci docce gelate o ustionanti, e grande spreco di acqua.
Altro progetto particolarmente interessante di White in the City, anche se più frivolo e autoreferenziale, e il Blank Hotel. Bianco, nella filosofia che ha ispirato “White in the City” è il colore del benessere e in un ambiente estraneo, quale è la stanza di un hotel, il nostro desiderio di benessere è massimo. Attraverso l’uso di questo colore, e del design pulito e minimalista degli arredi realizzati da Tisettanta, lo Studio CaberlonCaroppi, specializzato in architettura alberghiera, si propone di creare un vuoto (da cui il nome Blank Hotel), personalizzabile con la nostra impronta e variabile secondo l’umore del momento. Come? Sulla parete dietro la testata del letto, possiamo proiettare le foto nostre e di eventuali accompagantori , acquisite grazie ad un dispositivo all’entrata della stanza. A seconda del nostro umore possiamo attribuire alle foto il colore che ci faccia sentire bene in quel momento, riempiendo la stanza del suo effetto cromoterapico. Durante la manifestazione è possibile diventare protagonisti di questo wall of fame, semplicemente realizzando un selfie con l’aiuto della hostess che lo proietterà all’interno della camera.
Se ci ripromettiamo di sposare un emiro, l’esposizione di Palazzo Cusani ha in serbo un altra chicca per noi. Se, infatti, al Salone del Mobile sono in mostra (e pure in vendita per chi ha una cifra a cinque zeri disponibile) le lenzuola d’oro disegnate dal maestro orafo Buccellati per la 24 Carat Gold Sheets, White in the City non vuole essere da meno proponendo la prima piastrella con polvere di diamante Fascino by Orsoni.
Diamanti e violenza di genere
Protagonista il diamante anche nella caccia al tesoro 8 donne e un diamante che ha chiuso la kermesse partendo da Piazza Duomo.
I diamanti, diceva Marylin, sono i migliori amici delle donne. A ricordarci però che le donne non hanno solo amici ma anche nemici, a pochi passi dal percorso White in the City, un’installazione volutamente maleodorante e poco appetibile dal punto di vista estetico, ci parla di violenza di genere. Rappresenta una enorme poltrona ricoperta di abiti e borse femminili rottamati, l’opera a libera interpretazione “Frammenti” di Gaetano Pesce, posizionata di fronte all’Accademia di Belle Arti.
#Social
Altra parola d’ordine della Design Week è “social”. Una delle installazioni di Palazzo Cusani è #socialwhite, una stanza bianca pensata come un cloud, dove il bianco diventa uno spazio di fusione e aggregazione di idee e pensieri.
Delle millemila iniziative per renderci protagonisti social dell’evento, ne citiamo solo due: l’esperienza multisensoriale di un viaggio virtuale in Vespa, al 31 di Via Tortona, realizzata grazie alla partnership tra Peuterey e Vespa, I protagonisti del viaggio virtuale, vengono fotografati dai visitatori per terminare il viaggio all’interno della rete grazie alle condivisioni.
Di stampo più artistico è l’iniziativa di Bellosta Rubinetterie: #BELLOSTAEMILANO. L’azienda ha chiesto agli studenti del Biennio Specialistico di Fotografia dell’Accademia di Brera, di “ricercare e interpretare nelle forme urbane archetipe della città di Milano, le forme essenziali dei rubinetti”. Il risultato è un concorso fotografico che pone di fronte all’imbarazzo della scelta, dato che le opere sono una più bella dell’altra. Per chi si fosse perso la possibilità di votare dal vivo in Largo Treves, può farlo fino al 31 Luglio su Facebook e Instagram con l’hastag sopra indicato. Ne vale veramente la pena.
Chi invece ricerca la socialità alla vecchia maniera ma è in pole position sul tema “ecologia”, è Vestre, azienda norvegese leader in arredo urbano studiato per aggregare “fisicamente” e all’aria aperta le persone, come si faceva nei bei tempi antichi del XX secolo.
Pur essendo studiate per spazi aperti e in grado di resistere a condizioni climatiche estreme, gli arredi di Vestre sono tutti in materiali assolutamente naturali e non trattati.
Six Korean Architects
Rimanendo in tema di urbanistica molto interessante l’esposizione Six Korean Architects, in Via Bergognone, 27, che si ripropone di far conoscere all’Italia la ben poco nota tradizione architettonica contemporanea della Corea de Sud, tramite l’opera di sei grandi maestri.
I divani scomponibili
Dopo aver macinato tanti chilometri la nostra maggiore aspirazione è certamente trovare un espositore di divani e poltrone dove rimanere fino a chiusura della manifestazione. Anche se difficilmente accessibile al visitatore stanco, costretto all’arrampicata su una scala a chiocciola in stile Liberty, abbiamo scovato un divano particolarmente geniale per la sua versatilità: si tratta di Meda, della Internoitaliano, un divano scomponibile e ricomponibile in tanti modi diversi, grazie ai suoi moduli: lo si può utilizzare, oltre che nella funzione classica e in quella di divano letto, anche per lavorare al PC comodamente, creandosi un piano di appoggio o come chaise longue. Permette anche ai separati in casa di convivere in maniera pacifica, in quanto le due sedute possono essere orientate in direzioni diverse.
Nel settore divani, la novità è il grande utilizzo di rivestimenti in lana e feltro: un abbraccio garantito per l’inverno, ma per l’estate segniamoci di dover cambiare postazione.
E tra aperitivi, DJ set e cacce al tesoro, questa sera, sull’ennesima edizione della Design Week che non ha mancato di coinvolgerci e entusiasmarci, si sono spente le luci. Sipario. Applausi.