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Ritratti isolati, gli italiani fotografati in casa ai tempi del coronavirus

Ritratti isolati - Intervista a Barbara Malacart

Ritratti isolati - Intervista a Barbara Malacart

È un periodo difficile per tutti questo della lotta al coronavirus e del lockdown che ci costringe a stare chiusi in casa da quasi due mesi. Ma gli italiani sono sempre capaci di tirare fuori il meglio grazie alla loro creatività e così nascono alcune interessanti idee come “Ritratti isolati”. Otto fotografi ritraggono gli italiani attraverso delle videochiamate per raccontare uno spaccato del nostro Paese e dei nostri connazionali tra diversità culturali e sociali. Potete saperne di più del progetto e guardare tutte le foto sulla Pagina Facebook ufficiale di “Ritratti isolati”.

I fotografi sono: Sergio Bruno, Patrizia Galliano e Barbara Malacart (Piemonte), Dante Marrese (Lombardia), Anna Vittoria Pierobon e Fabio Panigutto (Veneto), Marianna Molinari (Emilia Romagna), Monica Palloni (Marche).

Per farci raccontare meglio il progetto abbiamo intervistato Barbara Malacart, ecco che cosa ci ha detto.

Quando e come ti è venuta l’idea dei “Ritratti isolati”?
“L’idea non è venuta a me personalmente ma è partita da due persone del gruppo, che poi da subito hanno chiesto ad altri sei fotografi compresa me di partecipare e tutti abbiamo detto subito sì. Il progetto è nato appena scattato il lockdown in Italia. L’essersi ritrovati, come tutti, chiusi in casa, impossibilitati a lavorare e abituati a fotografare le persone ha fatto emergere l’esigenza di continuare a fare ritratti utilizzando la videochiamata . Io sono l’unica tra gli otto fotografi a non essere fotografa di professione, lavoro come consulente informatica e attualmente sono in smartworking. Quando faccio le foto? La maggior parte degli appuntamenti li fisso per il sabato e la domenica o nelle pause pranzo durante la settimana”

Come scegliete i soggetti?
“La sola condizione che ci siamo posti a livello di gruppo è che i soggetti siano in Italia. Per il resto chiunque può essere fotografato e di fatto le persone che finora hanno aderito provengono da tutte le regioni d’Italia, hanno età diverse e stili di vita diversi. Ci interessa raccontare per quanto possibile le diverse realtà del nostro tessuto sociale. I soggetti possono essere persone conosciute , persone che arrivano con il passaparola o che scrivono su fb e chiedono di poter partecipare. Personalmente quando penso ai soggetti li penso per ‘categorie’ quindi per diversità di professione e di modalità di vivere l’isolamento, faccio un esempio per spiegarmi meglio , una famiglia numerosa in una casa piccola, il gestore di un rifugio che sceglie di stare in pianta stabile per tutto il periodo del lockdown da solo in montagna, il single che lavorando da casa pranza e cena sempre da solo (personalmente per me cosa tristissima), i coinquilini quindi in appartamento sempre con persone differenti dalla famiglia o che non sono fidanzati o fidanzate, chi è costretto a vivere in una stanza, chi vive su un isola… Quindi diversità che spesso si sposano con professione e tenore di vita, o semplicemente per altre diversità”

Ritratti isolati - Foto degli italiani ai tempi del lockdown per coronavirus

Non sono dei selfie, ma dei veri e propri servizi fotografici, dietro ognuno c’è anche una sorta di concept in base alla personalità del soggetto ritratto. Come si svolge questa fase?
“Ognuno di noi, siamo otto fotografi, ha il proprio stile, il proprio sguardo e la propria modalità di entrare in relazione con il soggetto. In generale prima di scattare il ritratto si parla con i soggetti cercando, per quanto possibile, di capire chi è la persona (o le persone) che sono dall’altra parte del video, e come stanno vivendo questo momento. Chiediamo di vedere attraverso la webcam lo spazio attorno a loro: a volte è solo una stanza, altre volte un vero e proprio tour della casa. Una volta scelto il punto dove scattare la foto, guidiamo i nostri soggetti su come posizionare il telefono o il computer per ottenere l’ inquadratura migliore”

E la fase “pratica” come si svolge?
“Utilizziamo app diverse per la videochiamata e scegliamo di utilizzare quelle che hanno i nostri soggetti sul telefono o il computer. Di base si chiede di utilizzare il telefono, perché è più comodo da posizionare. La durata della chiamata varia dalla disponibilità della persona e dal livello di confidenza che si riesce ad instaurare. In media una videochiamata dura minimo una mezz’ora”

Come è andato il progetto finora? In quanti hanno partecipato? Avete molte richieste?
“Ad oggi abbiamo superato le 250 persone contattate. Dalla pagina Facebook ci arrivano diverse richieste, sia di persone che già conoscono qualcuno di noi, sia di perfetti sconosciuti. molto stimolante per noi vedere quanto il progetto stia diventando capillare”

Qual è lo scopo/obiettivo del progetto?
“L’obbiettivo è quello di documentare attraverso le fotografie e le storie delle persone il momento storico che il nostro paese sta vivendo, di poterlo far conoscere attraverso le mostre e poi come goal maximo ci piacerebbe avere la possibilità di racchiudere il tutto in un libro. Al tempo stesso il progetto ci aiuta ad essere attivi nel nostro isolamento e ci permette di regalare ai nostri soggetti un momento di evasione, di confronto e per alcuni anche un momento di sfogo in un periodo in cui le giornate tendono ad essere ripetitive e monotone”

Hai altri progetti all’ orizzonte?
“Sì, ho un progetto personale ancora in fase embrionale, ma al momento non vorrei anticipare nulla”

Lucia Resta
Giornalista professionista, fondatrice di Milady Magazine e Sport Folks. Ama la moda, lo sport, gli animali, i libri, il cinema e le serie Tv. Scrive anche per altre testate online.

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