
In Europa non esiste una legislazione unica in merito alla regolamentazione del gioco d’azzardo, una condizione che pone ogni paese membro nella possibilità di autoregolare il settore all’interno dei propri confini. La cosa più simile ad una legge unica, che in realtà è più una linea guida, è la Commission Recommendation del 14 luglio 2014, una raccolta di principi da rispettare per assicurare la protezione del giocatore dedito all’azzardo online e per la prevenzione dei minori dal gambling online.
L’Egba, la European Gaming and Betting Association, ha commissionato uno studio alla City University di Londra che ha confrontato i singoli statuti nazionali con quanto riportato nelle linee guida comunitarie. Lo studio “Consumer protection in EU online gambling regulation” (La tutela dei consumatori nella regolamentazione del gioco d’azzardo online dell’UE) ha rivelato che tra tutti gli Stati membri dell’Unione Europea solo la Danimarca ha attuato a pieno le linee guida suggerite dalla Commissione in merito alla tutela dei consumatori. Si può quindi affermare che i giocatori siano esposti in vario modo a situazioni di rischio a seconda del paese in cui vivono.
Nello specifico, emergono diversi valori che vengono rispettati dalla quasi totalità degli Stati membri, ognuno però poi declina le varie indicazioni a proprio modo. Per esempio 25 paesi impongono di iscriversi con un account di gioco a chi vuole praticare il gambling online, solo 22 prevedono un iter di verifica per l’identità fornita dal soggetto. Per tutti i paesi esiste una soglia di età da rispettare se si vuole accedere al gioco, ma solo per 22 questa soglia è fissata ai 18 anni e solo per 13 esiste l’obbligo di segnalare il divieto per i minori durante le pubblicità (in Italia è posto in testa a ogni pagina web dei siti appartenenti agli operatori con regolare licenza).
Complesso anche il discorso intorno allo strumento dell’autoesclusione: 23 paesi offrono questo genere di possibilità al giocatore, 14 tengono un registro nazionale di questi autoesclusi ma nessuno tra essi comunica direttamente questi dati a gruppi di sostegno preposti o al sistema sanitario nazionale.
In questa analisi condotta dall’università londinese, l’Italia fa una buona figura essendo piuttosto in linea con questi obiettivi ideali suggeriti dall’Europa. Il nostro paese richiede l’account di gioco ma concede 30 giorni per effettuare la verifica tramite ADM (Agenzia dogane e monopoli). Alle società di gambling che operano sul mercato tricolore è concesso di escludere, con dovute motivazioni, di procedere all’esclusione dei giocatori. Questi ultimi possono anche autoescludersi per periodi di tempo di 30, 60, 90 giorni o in maniera permanente. Tutti i paesi che attuano l’opzione dell’autoesclusione permanente si riservano di poterla revocare, così anche l’Italia che in più fa parte di questi 5 Stati dove la revoca può essere effettuata solo dopo un periodo di stop di 6 mesi.
Questa ricerca fotografa una realtà frastagliata in cui ognuno va per la sua strada, le linee guida della Commissione sono state formulate proprio per allineare gli Stati membri dell’Unione sul tema della tutela dei giocatori e la prevenzione dei minori dal gioco, ma non si è mai proceduto all’attuazione in legge di questi orientamenti che addirittura si era pronosticata entro gennaio 2017. Recentemente, all’attenzione della Commissione è stata inoltrata un’interrogazione da parte dell’eurodeputato romeno Cătălin Ivan che cita le problematiche in merito al gioco d’azzardo e dice: “Dispone la Commissione di informazioni relative all’impatto economico e sociale del gioco d’azzardo nell’Unione Europea? Quali misure sono state prese a livello europeo per combattere gli effetti nocivi del gioco d’azzardo? Sono state adottate leggi nazionali in risposta a questi problemi?”.
La risposta della Commissione è stata affidata a Elzbieta Bienkowska, che ha confermato il ruolo della raccomandazione del 2014, ma ha comunque ammesso: “Nonostante l’esistenza di alcuni studi sul gioco d’azzardo problematico, è generalmente riconosciuto che è difficile valutare la diffusione dei disturbi di gioco e il loro impatto economico e sociale. Non esiste una legislazione UE specifica per settore del gioco. Gli Stati membri sono liberi di regolamentare le attività di gioco purché siano in linea con le norme sul mercato interno stabilite dal Trattato e interpretate dalla Corte di Giustizia dell’UE”.
Si ritorna allora allo studio commissionato dalla Egba: se l’obiettivo principale delle linee guida della Commissione è proteggere “completamente” i giocatori europei d’azzardo online, l’ente europeo ritiene che il risultato non sia stato raggiunto. La causa, secondo EGBA, per forza di cose, è la natura non vincolante delle direttive europee che sono state seguite con legiferazioni diverse da paese a paese. Rincara la dose il Segretario Generale Egba Maarten Haijer, che afferma: “Poiché il gioco d’azzardo online, in Europa, è regolamentato su base nazionale, il livello di protezione dei consumatori fornito ai giocatori varia a seconda di dove risiedono nell’UE – e questo è del tutto inadeguato per quello che è un settore digitale intrinsecamente senza confini. Le linee guida si sono rivelate insufficienti e chiediamo ai responsabili politici dell’UE di agire introducendo regole obbligatorie per garantire un livello elevato di protezione dei consumatori e reti di sicurezza uniformi per tutti i giocatori d’azzardo online in Europa”.
La risposta dell’Europa, pratica e di spessore, è arrivata dalla European Committee for Standardization (CEN, comitato europeo di normazione), un ente normativo con lo scopo di armonizzare e produrre leggi in Europa. Il gruppo di lavoro focalizzato sul gambling è stato chiamato TC 456, aperto a tutti gli operatori, regolatori di giochi e associazioni di consumatori, si occuperà prevalentemente di stabilire uno standard europeo, aumentare l’efficienza delle segnalazioni, consentire lo scambio di dati e il confronto con quelli di tutto il panorama europeo.