Quali sono i simboli della Milano economica, che visiteremmo se volessimo fare un tour a tema? Certamente l’Unicredit Tower, il Palazzo della Borsa col famoso dito medio di Cattelan o le più recenti sedi dei colossi americani come Google, Microsoft e Amazon. Tributi, insomma, a un’economia virtuale o al massimo digitale, fatta di scambi o beni intangibili di cui Milano rappresenta l’avanguardia. Ma quello che nel passato ha permesso alla città di crescere al punto da essere considerata da alcuni la capitale morale d’Italia è la solidità di un’economia reale, portata avanti da marchi storici ancora leader a livello mondiale.
Tra queste aziende sono diverse quelle che hanno istituito una collezione privata aperta al pubblico a testimonianza di un grande passato industriale. Perché allora vi proponiamo proprio una visita alla Collezione Branca? Perché a differenza delle aziende storiche che hanno delocalizzato la produzione, e i cui musei risultano un po’ dei monumenti alla memoria di un grande modello economico in via di estinzione, la Collezione Branca si trova proprio all’interno degli stabilimenti di produzione. Gli stessi in cui, dal 1913, ancora oggi si fabbrica l’amaro famoso in tutto il mondo. Quello che rende particolarmente affascinante questo museo è proprio trovarsi all’interno di una struttura che fa da ponte tra la generazione dei trisavoli e quella dei millennials, e che è riuscita a evolversi senza cambiare i valori fondanti. Non archeologia industriale, quindi, ma vera realtà produttiva proiettata nel futuro, racchiusa in una cornice primo ‘900.
Per chi sia a Milano per lavoro o diletto, oppure per i tanti milanesi che ci passano davanti senza sapere cosa sia quel grande edificio dall’aspetto un po’ antico, una visita al museo Branca rappresenta una alternativa interessante al consueto giro turistico o un modo per conoscere meglio il passato della propria città e le attività che ancora ne rinnovano la fama nel mondo.
Cominciamo col parlare dello stabilimento che custodisce la Collezione: non si tratta del primo, quello fondato da Bernardino Branca, speziale che nel 1845 creò il Fernet-Branca, che venne utilizzato anche in un ospedale meneghino in occasione di un’epidemia di colera che imperversava in quegli anni a Milano. Lo stabilimento si trovava in Porta Nuova, vicino al nosocomio e oramai non ne restano tracce. Dopo qualche decennio, il grande successo del Fernet-Branca, che veniva apprezzato non più solo perché dava beneficio, rese l’edificio insufficiente per una produzione su larga scala. Così prese il via, in un’area allora circondata da campi, la costruzione del nuovo stabilimento, terminata nel 1913, dove ancora oggi si concentra la maggior parte della produzione destinata al mercato mondiale (nello stabilimento di Tortuguitas, in Argentina, si produce solo per l’America Latina). E come nella tradizione più illuminata dell’epoca, probabilmente la costruzione di case e scuole per le famiglie dei dipendenti, determinò la nascita di un nuovo quartiere.
Il Museo, creato per raccogliere, conservare e valorizzare preziosi oggetti e documenti è stato prima aperto per i dipendenti, ma nel 2009 si è deciso di aprirlo anche al pubblico. Non anticipiamo troppo di quello che troverete all’interno perché pensiamo che valga la pena di vederlo coi propri occhi e non vogliamo guastarvi la sorpresa. Il percorso parte con un tributo ai fondatori dell’azienda e ai discendenti che nel tempo l’hanno portata avanti. Prosegue con una mostra dell’”hardware” di produzione: i vecchi alambicchi, il laboratorio per l’analisi chimica, la falegnameria e la riproduzione di un vecchio ufficio e delle divise dei dipendenti che con colori diversi ne identificavano il settore di competenza, ma soprattutto l’area erboristica dove è possibile vedere e toccare erbe officinali, radici e spezie ingredienti dei famosi distillati.
E dopo l’hardware il software, una mostra della comunicazione nelle sue diverse declinazioni attraverso due distinti secoli, e la loro evoluzione all’evolversi del contesto socio-culturale: i manifesti pubblicitari dei grandi maestri, i calendari, il packaging, il merchandising, la vecchia Balilla pubblicitaria degli agenti di commercio che una volta erano chiamati “viaggiatori”.
Mentre percorriamo gli oltre 1000 metri quadri che costituiscono il museo sotto ai nostri piedi i distillati riposano nelle enormi botti, che, ai moderni sistemi informatici di trasmissione dei dati di riempimento e svuotamento, uniscono ancora la più antica ma sempre valida lavagnetta. In un’epoca nella quale alle volte si sottovaluta da un lato il valore della storia e dall’altro le opportunità date dall’innovazione, la ricerca deve andare sempre verso l’equilibrio. Quindi se qualcosa funziona perché non tenerla? Quello che non funziona, perché non cambiarlo?
Informazioni utili sulla visita guidata:
Giorni di apertura: lunedì, mercoledì, venerdì alle 10 o alle 15
Prenotazione obbligatoria sul sito (http://www.museobranca.it/museo-branca-prenota-la-tua-visita/)
Per ogni tour guidato sono disponibili 25 posti. Non è previsto un numero minimo, quindi è possibile effettuarlo anche con un solo partecipante.
La durata è di 1 ora e 40 minuti circa.
Ingresso: gratuito
Dove si trova il museo: Via Resegone, 2 raggiungibile col passante ferroviario Fermata Lancetti, Tram Linea 2, Filobus linea 92.